La scoperta è stata fatta davanti al porto di Ustica, a una profondità di 70 metri. Sono emerse alcune anfore ancora intatte e impilate, insieme ad alcune ancore di piombo.
Continuano le interessanti scoperte che arrivano dai preziosi fondali dei mari del nostro Paese. E questa volta è il mare a largo dell’isola di Ustica a continuare a restituire tesori di valore inestimabile. La scoperta è stata effettuata davanti al porto dell’isola situata a pochi chilometri da Palermo. A dare ancor più importanza dal punto di vista simbolico alla scoperta, questa è avvenuta vicino al percorso archeologico creato da Sebastiano Tusa, l’assessore scomparso un anno fa. A rendersi protagonista di questa scoperta è stato in primis l’alto fondalista Riccardo Cingillo.
È stato lui a individuare e a segnalare la scoperta di un cumulo di decine di anfore integre e impilate e ancore di piombo. L’immersione che ha dato questi frutti preziosi sul fondo del mare davanti Ustica è avvenuta alla profondità di 70 metri. Cingillo si è accorto di questi reperti durante un’operazione di monitoraggio e rimessa in ordine dell’itinerario subacqueo. È stato dunque scoperto un antico relitto romano in piena regola. E a impressionare è senza dubbio lo stato di quasi totale integrità degli oggetti rinvenuti durante l’esplorazione sui fondali di Ustica.
Tra le altre cose, a pochi metri di distanza dal rinvenimento si trova anche un monumento dedicato alla memoria del compianto Sebastiano Tusa. Un cuore scolpito dal marmo che simboleggia il grande apporto dato dall’ex assessore regionale. Proprio con la forza data dal suo ricordo, è stata intensificata l’attività della Sovraintendenza del Mare fondata proprio da Tusa. Le ricerche sono state rese possibili dal lavoro della Guardia di Finanza, con la collaborazione del responsabile del nucleo sommozzatori Stefano Vinciguerra. In ogni caso, proseguirà il lavoro di manutenzione e di controllo degli itinerari sommersi.
L’archeologa Antonella Testa, una delle responsabili del monitoraggio dei fondali di Ustica, ha espresso grande soddisfazione per questa scoperta. Se non altro perchè viene rafforzato il lavoro nato con la fondazione della Sovraintendenza del mare. “È particolarmente interessante questa segnalazione perchè ci mostra delle anfore provenienti sicuramente da un relitto che potrebbe essere datato al II secolo a.C. Dato le anfore che abbiamo potuto vedere dalle immagini. Ma si richiede un’indagine più approfondita. Sicuramente occorre un progetto dedicato e mirato”.
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La Testa ha ammesso di confidare in un prosieguo nel lavoro di perlustrazione dei fondali siciliani, che continuano dunque a essere ricchi di reperti e scoperte interessanti: “Ci auguriamo di poter continuare su questa scia, a dare sempre più lustro alle attività che ha svolto in passato la sovraintendenza del mare. E che ora vogliamo riprendere per mantenere viva quest’unica sovraintendenza del mare, unica a livello europeo, che ha dato tanti frutti. Non da ultimi gli itinerari subacquei – conclude l’archeologa – che rappresentano un unicum a livello internazionale”.