Decreto sicurezza bocciato dalla Corte Costituzionale: ” Viola i diritti”

La norma contenuta nel primo Decreto sicurezza targato Salvini è stata bocciata dalla Corte Costituzionale perché irragionevole. I migranti devono avere il diritto di iscriversi all’anagrafe in Italia.

È stata una bocciatura totale, quella sancita dalla Corte costituzionale sulla norma voluta da Matteo Salvini nel primo decreto sicurezza. Si parla del diritto di iscrizione all’anagrafe dei Comuni per gli stranieri che chiedono asilo in Italia.  Varato dal governo a maggioranza lega-Cinque stelle nell’ottobre 2018, è stata dichiarata dai giudici della Corte Costituzionale irragionevole in violazione dell’articolo 3 della Costituzione. In quell’articolo, si  sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione o di altro genere, e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Il decreto non sembra affatto rispettare questi principi inviolabili.

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Alcuni tribunali di Milano, Salerno, Ancona e Ferrara avevano già chiesto una revisione della norma

Dall’iscrizione  all’anagrafe  deriverebbero una serie di altri diritti, che sanciscono una parità di trattamento rispetto  all’accesso ai servizi essenziali garantiti dallo Stato. Inoltre, oltre a questa violazione sul piano dei diritti riconosciuti dalla legge fondamentale della Repubblica, c’è anche un motivo preciso per cui quel decreto è stato dichiarato “irragionevole”: principalmente per quanto riguarda gli obiettivi che lo Stato si sarebbe posto o avrebbe dovuto raggiungere con il decreto voluto da Salvini. La mancata registrazione all’anagrafe, non agevola secondo i giudici, il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza. Dunque è assolutamente contraddittoria rispetto anche allo scopo seguito da chi l’ha introdotta e l’ha sostenuta. In poche parole, la legge potrebbe vietare diritti essenziali ai richiedenti asilo e in ogni caso non risolverebbe il problema dell’immigrazione incontrollata. Secondo l’Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione), al febbraio scorso già 19 sentenze di tribunali ordinari avevano supportato chi voleva oltrepassare la norma contestata. Altri quattro (per l’appunto Milano, Salerno, Ancona e Ferrara) si erano preoccupati di chiedere alla Corte Costituzionale se era possibile applicare questo tipo di normativa, concordando con gli articoli presenti nella Costituzione e la risposta sembra essere ad oggi, un grosso e altisonante no.

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