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Cronaca

Roma, a Villaggio Prenestino parco strappato ai bambini e finito in mano alla criminalità

A Villaggio Prenestino, nella periferia est di Roma, un parco giochi per bambini è diventato punto di ritrovo per spacciatori e campo abusivo per i senza tetto. Paura e rabbia tra i residenti, che parlano di una situazione diventata ormai insostenibile.

le condizioni del parco a Villaggio Prenestino – fotogramma tratto dal servizio de Il Giornale

In una periferia abbandonata e dimenticata di Roma, la situazione per residenti, famiglie e bambini è diventata ormai insostenibile. Siamo in via della Riserva Nuova, nel quartiere di Villaggio Prenestino – non poi così distante dal noto centro commerciale. Con il passare degli anni la zona si è sensibilmente trasformata, passando da ampie e aperte campagne a tante case e villini anche di nuova costruzione. Ma con il tempo, purtroppo, sono aumentati anche il degrado la criminalità.

Proprio in via della Riserva Nuova – similmente a quanto successo per il parco di via di Torricella Sicura – la situazione è in particolar modo degenerata. Se prima la preoccupazione era data dalle numerose risse e accoltellamenti consone agli ospiti del centro di accoglienza, durante i mesi di lockdown imposto a causa della pandemia la tensione è ulteriormente salita. I bambini non possono più salire sugli scivoli, e nemmeno farsi più un giro in altalena, poiché l’area giochi della zona è stata letteralmente invasa da persone lasciate allo sbando. Tra l’erba incolta e i rifiuti abbandonati, si è creato un campo abusivo composto da tendame e materassi, un punto di ritrovo per i senza fissa dimora, così come anche per i tanti tossicodipendenti che vogliono acquistare la droga.

Risse e spaccio, l’area giochi per bambini in stato di degrado

Le penne de Il Giornale hanno avuto modo di raccogliere diverse testimonianze da parte degli abitanti del quartiere. Una donna ha raccontato che “i primi migranti sono arrivati ad aprile, alcuni si sono sistemati sulle panchine, altri tra le giostre” del parco giochi. E tra questi primi occupanti, sarebbero almeno quattro (tre senza alcun tipo di documento) quelli che adesso vivono stabilmente lì. Gli altri frequentatori dell’area sono invece ospitati presso il centro d’accoglienza, situato a poche traverse di distanza, e tra questi c’è chi ha addirittura sfruttato lo spazio per allestire un mercatino dell’usato.

le condizioni del parco a Villaggio Prenestino – fotogramma tratto dal servizio de Il Giornale

E con il calare del sole la situazione certamente non migliora. “Passano il tempo bevendo, fumando e ascoltando musica a tutto volume, di notte ormai non dormiamo più tra risse e schiamazzi“, ha infatti raccontato un residente del quartiere. Mentre un altro testimone ha espresso ulteriormente la sua seria preoccupazione: “Temiamo che la situazione possa degenerare. Quando vado a buttare l’immondizia ho paura, non so mai che mi trovo davanti”. E la situazione è altrettanto vera per i bambini e i ragazzi, che un tempo usavano il parco giochi per trascorrere del tempo in compagnia all’aria aperta, e che ora non hanno più un luogo di riferimento dove potersi incontrare. Del resto, nelle periferie di Roma non sono molti i punti di ritrovo dedicati ai residenti più giovani, che sono per questo spesso costretti a ripiegare in spogli parcheggi di cemento.

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Ma in tempo di Covid, la situazione si fa ancora più drammatica. I rischi sanitari che si nascondono dietro l’incuria e la mala-gestione del comune della Capitale, si affacciano anche in queste situazioni di degrado. “Mentre noi osserviamo norme e regole, c’è chi passa la giornata assembrandosi senza indossare alcun dispositivo di protezione“, denuncia ai giornalisti una mamma disperata. E a rincarare la dose è stato anche Emanuele Licopodio, membro del comitato popolare Roma Est, che ha additato l’ex centro Sprar (sigla di Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) tra i responsabili di una situazione diventata pressoché ingestibile.

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“Dovrebbero controllare chi entra e chi esce, non è possibile che in tempi di emergenza sanitaria qualcuno sia libero di bivaccare nonostante i divieti. E poi non è possibile che nel raggio di quattro chilometri siano stati aperti quattro centri di accoglienza. Così viene penalizzato un intero territorio”, ha infatti spiegato Licopodio ai reporter.

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