Erano rimasti in 50 nella nave Talia, dopo che due migranti erano stati tratti in salvo per le pessime condizioni di salute. Malta ha permesso l’attracco.
Hanno ricevuto l’autorizzazione a scendere sulla terra ferma i 52 migranti che da quasi sei giorni erano stipati in condizioni disumane su una nave cargo. L’imbarcazione si trovava a 2,5 km dalle coste di Malta. Lo scorso 3 luglio l’ong Sea Watch aveva avvistato un barcone carico di migranti. Subito era partito l’allarme. Il cargo Talia ha recuperato i naufraghi per poi mettersi in attesa di una nave militare dalla Valletta che sembrava non arrivare più. Poi finalmente la svolta: l’autorizzazione per lo sbarco è stata concessa dalle autorità maltesi.
A diffondere la notizia dello sbarco è Alarm Phone, la piattaforma che riceve le richiesta d’aiuto dei barconi nel mediterraneo. “Sbarco del TALIA52!” – fanno sapere dall’agenzia – “Finalmente dopo giorni in condizioni disumane su un trasportatore di bestiame vicino Malta, le persone che ci hanno chiamato dal mare possono raggiungere l’Europa!”.
Un twit della ong Mediterranea Saving Humans fa eco alla gioia degli operatori di Alarm Phone: “Dopo giorni di vergognosa attesa a largo di Malta stanno finalmente sbarcando i profughi salvati dalla nave mercantile Talia52. Grazie al capitano e all’equipaggio che hanno dato una lezione di umanità ai governi europei”.
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Come ha sottolineato Mediterranea Saving Humans, è anche grazie al capitano della nave, Mohammad Shaaban, se i 52 migranti sono potuti scendere dalla Talia. L’uomo infatti ha denunciato con forza le condizioni di salute disastrose in cui versavano i passeggeri della sua imbarcazione. “Le autorità maltesi non fanno scendere queste persone. Abbiamo bisogno di aiuto. I migranti sono in condizioni difficili, stanno soffrendo molto. Due sono stati fatti sbarcare per il terribile stato di salute, ma a anche gli altri 50 non stanno bene”. Questa la testimonianza rilasciata dal capitano Shaaban in un’intervista su Il Manifesto.
Il capitano della Talia serba anche parole di denuncia contro le autorità della Valletta, che hanno permesso il proseguo delle atroci sofferenze a bordo invece di concedere subito lo sbarco. “Il mio compito come capitano e di tutto l’equipaggio è di salvare vite in qualsiasi luogo, in qualsiasi condizione. E’ la nostra tradizione di uomini di mare. Io poi sono di Damasco, so cos’è la guerra. Quello che non capisco è perché Malta non ci aiuti, perché ci ha chiesto di salvare le persone se poi non le fa sbarcare”. Così Shaaban aveva commentato i tentennamenti della Valletta. Alla fine però il suo grido d’aiuto è stato ascoltato: i migranti hanno raggiunto le coste durante la notte e riceveranno le cure necessarie.
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