Oggi, mercoledì 8 luglio è iniziato il nuovo processo di appello dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato l’ultima sentenza: ecco cosa è successo.
Sono le 9:30 e nella capitale si respira un’aria strana, di attesa, quasi rarefatta: fa caldo, le camice si attaccano alla pelle mentre ci avviciniamo all’aula. Oggi, 8 luglio 2020, riparte il processo alla famiglia Ciontoli, dopo che lo scorso 7 febbraio la corte di cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado che condannò il capofamiglia a 5 anni di carcere per omicidio colposo contro i quattordici anni per omicidio volontario decisi dai giudici di primo grado. Oggi si scrive una nuova pagina di storia: è tutto da rifare. Ha gli occhi carichi di emozione Marina ma soprattutto di determinazione, di chi questa guerra la combatterà fino alla fine. Grande assente Antonio Ciontoli, che ha lasciato la parola agli avvocati. Un’aula dura da affrontare soprattutto dopo l’ultima sentenza che ha rimesso in gioco tutto. Nelle motivazioni i giudici della Corte d’Assise d’appello scrissero che Ciontoli si macchiò di “un atto estremamente riprovevole dal punto di vista etico”, ma questo non cambiava, secondo la corte, la natura dell’omicidio di Marco Vannini, colposo e non doloso. Cioè Ciontoli non voleva uccidere Vannini: “Il fatto di trovarsi alle prese con un imputato la cui condotta è particolarmente odiosa non può di per sé comportare che un fatto colposo diventi doloso”. I giudici, comunque, ammisero la condotta di Ciontoli nel ritardare i soccorsi: “Ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi per evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo”.
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“Ci aspettiamo e confidiamo che venga conservato l’assetto indicato dalla Cassazione – spiega Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, a ilfaroonline -: chiediamo la condanna per omicidio volontario per Antonio Ciontoli e per tutti i membri della sua famiglia”. L’avvocato ha chiesto che fossero ammesse come prove l’audio della telefonata ripulita dall’Emme Team e la testimonianza della vicina di casa di Marco Vannini che quella notte lo sentì urlare. Si oppongono all’ammissione delle testimonianze gli avvocati dei Ciontoli che chiedono invece che venga sentita Viola Giorgini, fidanzata del fratello di Martina, presente anche lei quella notte. In aula oggi si è presentato Federico Ciontoli, figlio di Antonio, che era stato sospettato di essere il vero autore dello sparo che tolse la vita al giovane di Ladispoli. La faccia è tesa, stanca, ma attenta. L’ansia è palpabile. Ci si aspetta un esito, anche se tutti sanno che non arriverà oggi. Domani, 9 luglio, paradossalmente è attesa l’uscita del libro sulla vita di Marco Vannini.
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Federico in aula ha ricostruito la notte dell’omicidio di Marco confermando quanto affermato in precedenza. Nessun colpo di scena. La prossima udienza si terrà dopo l’estate (il 9 settembre) e la sentenza è attesa per il 23 settembre.
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