Nuovi retroscena sul caso dell’assistente sanitaria che effettuava finte vaccinazioni. I pazienti erano per la maggior parte dei bambini.
È il 10 giugno 2016, Emanuele Petrillo è stata spostata al ruolo di centralinista con compiti di ricezione per le prenotazioni dei vaccini. «Al momento del suo trasferimento al centralino ci accorgemmo che aveva messo la deviazione di chiamata per far risultare il suo telefono sempre occupato». L’ex assistente sanitaria umbra, a processo a Udine per peculato, falso ideologico e omissione in atti d’ufficio, dirottava le chiamate su un altro interno ed il suo numero risultava perennemente non raggiungibile.
Leggi anche -> Coronavirus, oltre 60 mila casi in 24 ore negli Stati Uniti: mai così tanti
Il retroscena
A svelare quanto accaduto è Giovanni Gallo, direttore del servizio vaccinale della Usl 2 di Treviso nel corso dell’udienza, tenutasi ieri al Tribunale di Udine, del processo a carico della 35enne di Spresiano accusata di avere solo finto di effettuare le vaccinazioni obbligatorie su migliaia di pazienti, per lo più bambini, nell’arco dei suoi anni di servizio presso le aziende sanitarie del Medio Friuli a Codroipo, San Daniele e Udine e poi nell’Usl 2. «Un comportamento – ha dichiarato Gallo – per il quale nei suoi confronti venne preso anche un provvedimento disciplinare interno». Presenti in aula, come testimoni dell’accusa, anche la coordinatrice del reparto vaccinazioni dell’azienda sanitaria trevigiana e due operatrici che hanno confermato la circostanza che portò alla prima segnalazione alla Procura della Repubblica di Treviso, che però archiviò il caso. «Ci eravamo accorte – hanno spiegato in aula – che il cestino era bagnato. Dentro c’erano flaconi pieni di liquido, altri in cui il contenuto era pieno solo metà e i flaconcini della soluzione fisiologica con cui preparare il siero erano ugualmente solo parzialmente pieni».
Leggi anhce -> Trovati morti in casa due amici di 15 e 16 anni: fermato un 41enne
La segnalazione
Il fatto, spiegano le operatrici, torna a ripetersi nel tempo e questo obbliga la Usl 2 a nominare un legale, Fabio Crea, e attivarsi per una seconda segnalazione in Procura. Gli atti vanno avanti e il faldone viene trasferito per competenza territoriale ai magistrati di Udine. In questo caso però, a deporre contro la Petrillo ci sono i test sierologici effettuati dalla Usl. I pazienti della “assistente infedele”, come venne soprannominata dal direttore generale Francesco Benazzi, vengono quindi richiamati per una verifica ed il risultato è sconvolgente: coloro che dovevano sottoporsi a profilassi sono quasi tutti scoperti, privo cioè degli anticorpi. Questa è la prova che la Petrillo, in qualche modo, non gli ha sottoposti a vaccinazione, fingendo solamente di effettuare l’inoculazione. Durante l’udienza sono stati ascoltati anche tre agenti di Nas (due di Treviso e uno di Udine) che si sono occupati dei test, confermandone la negatività. La prossima udienza avrà luogo il 27 ottobre.