Il Dl Semplificazioni, che ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri, porta con sé un’importante novità: il Mose. L’opera, iniziata nel 2003, fa parte delle grandi opere che riceverà finanziamenti pubblici grazie al nuovo decreto.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha di recente anticipato: “Sono 130 le opere, gli interventi e i programmi inseriti in ‘Italia veloce’, il piano di investimenti per il rilancio dell’economia messo a punto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che affianca il Dl semplificazioni”. E’ quanto affermato durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sul Dl semplificazioni, che ha già ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri. Ora, un’altra novità: a quanto pare il Mose rientrerà tra queste opere. Così, se tutto va come previsto, il 10 luglio si ricomincia. A presiedere l’evento la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e il premier Giuseppe Conte. Il test, che in un primo momento era stato previsto per il 30 giugno, è stato poi rimandato al 10 luglio per evitare blocchi improvvisi in una delle 78 paratoie da sollevare. Così, il Mose si infila tra i progetti da realizzare, tra il raddoppio della Genova-Ventimiglia e il potenziamento della Salerno-Reggio Calabria. E lo fa con un progetto ambizioso e rapido, che prevede la fine dei lavori per il 2021. Per quella scadenza la barriera capace di difendere Venezia dall’acqua alta dovrebbe raggiungere pieno compimento, come affermato dalla stessa ministra De Micheli: “Non prometto che faremo prima, ma che faremo di tutto per fare prima”. L’idea, quindi, è di cogliere “l’occasione” della crisi dovuta al coronavirus anche per portare a termine un progetto complesso, iniziato nel 2003, fermo a causa di rallentamenti e indagini.
Intanto, si iniziano a fare i conti su quanto verrà a costare. Lo scorso aprile è stato pubblicato un documento, intitolato Scenari di produzione esercizio 2020 a finire, finalizzato a creare proiezioni su possibili costi per il completamento del Mose. Lo studio è a firma Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, indirizzato a Elisabetta Spitz, supercommissaria scelta a novembre dal Governo per portare a compimento l’opera entro la fine dell’anno. Stando a quanto emerso dal documento, la cifra si aggirerebbe intorno ai 6 miliardi e 195 milioni di euro. Si tratterebbe di un’aggiunta di due miliardi rispetto alla previsione iniziale, di 4 miliardi e 272 milioni di euro. Al momento i soldi stanziati ammontano già a 5 miliardi e 493 milioni di euro. Così si cerca di portare a termine un progetto che avrebbe dovuto concludersi già nel 2016, bloccato, al di là di problemi tecnici, anche da un’inchiesta guidata dalla Guardia di Finanza.
L’indagine portò, infatti, all’arresto di ben 35 persone coinvolte nei lavori del Mose, un arresto avvenuto il 14 giugno del 2014. Diverse le accuse a vario titolo, che comprendevano corruzione, concussione e finanziamento illecito. Così si arriva al 12 novembre 2019, con un’ondata di maltempo che travolse Venezia e provocò diversi danni alla città. Tutti pensarono al Mose lasciato a metà, ma Alberto Scotti, ingegnere progettatore dell’opera, in un’intervista a Repubblica mise le mani avanti: “Sarebbe stato un atto di pura incoscienza. Dovete togliervelo dalla testa, il Mose non può ancora proteggere Venezia perché non è finito. Sarebbe stato come guidare una Ferrari senza i freni”. A quanto pare, è arrivato il momento di terminare quella Ferrari. Il prossimo 10 luglio le 78 paratoie verranno riattivate in un test, con la speranza che si alzino contemporaneamente.
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