Accusato maltrattamenti in famiglia, un detenuto napoletano ha oggi tentato il suicidio nel Tribunale Napoli Nord: il Sappe parla di una tragedia sfiorata grazie al tempestivo intervento della Polizia Penitenziaria.
Una tragedia sfiorata, quella che ha visto protagonista un detenuto del carcere napoletano di Poggioreale. Secondo quanto si apprende, l’uomo ha infatti ha tentato il suicidio ad Aversa (Caserta), nella camera di sicurezza del Tribunale Napoli Nord, mentre era in attesa dell’udienza a suo carico che lo vede imputato per maltrattamenti in famiglia. Il detenuto di 50 anni ha cercato di togliersi la vita impiccandosi con i lacci delle sue scarpe, ma è stato salvato in tempo dalla Polizia Penitenziaria. Trasportato immediatamente in ospedale, l’uomo non sarebbe in pericolo di vita.
A rendere nota la vicenda è stato il sindacato Sappe, attraverso un comunicato ufficiale. In merito alla vicenda si è quindi espresso il segretario regionale Emilio Fattorello, che ha così commentato: “Grazie al tempestivo e professionale intervento del personale della Polizia Penitenziaria, ivi in servizio, il detenuto è stato salvato dall’insano gesto. Lo stesso è stato ricoverato in via di urgenza a mezzo 118 per le cure ed accertamenti del caso presso l’ospedale civile di Aversa ove è risultato fuori pericolo di vita”.
Al sopraggiungere della notizia, il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha espresso vicinanza ai poliziotti penitenziari campani, denunciando poi una situazione molto difficile nelle carceri italiane. Si tratta, infatti, “dell’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, per fortuna sventato dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti”, fatto che “dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari”. I numeri, poi, parlano chiaro: negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato più di 21mila tentati suicidi, oltre che impedito quasi 170mila atti di autolesionismo.
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Capece, inoltre, continua a denunciare “le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”.
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“Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”, ha spiegato infine il segretario generale, appellandosi poi alle gravose condizioni di sovraffollamento in cui versano le strutture penitenziare italiane.
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