“Mi hanno buttato a terra, mi hanno dato calci, pugni, mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso”, si legge nella
intercettazione avvenuta a Regina Coeli di Elder, parlando con il padre ed il suo legale.
Finnegan Elder Lee sarebbe stato picchiato dai carabinieri al momento dell’arresto, colpevole dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cercello Rega. Il giovane di origini americane ha raccontato la sua versione dei fatti al padre ed al suo legale americano nel carcere di Regina Coeli. Il dialogo è stato depositato agli atti.
“Mi hanno menato di brutto […] alla
stazione e mi hanno detto che mi avrebbero dato quarant’anni se
non gli davo la password del mio telefono, e quindi, non so se
(in qualche modo hanno trovato/hanno fatto in modo di trovare)
foto qualcosa contro di me lì dentro”. Così continua la registrazione delle testimonianze del giovane sulla notte dell’arresto.
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Il giovane racconta anche del suo rapporto con alcol e farmaci dal quale dichiara una forte dipendenza. Si pente di ciò che ha fatto ma odia l’Italia. Vuole essere il prima possibile estradato negli Usa. “Non voglio imparare l’italiano, sono così stanco di sentire l`italiano, lo odio, se mai tornerò negli Stati Uniti, e la gente mi fa ‘ooh la cultura italiana, la lingua italiana, che bellezza’ io dirò è disgustoso fa schifo non voglio mai più sentire l’italiano, mai più. E’ tutto quello che sento, tutto il giorno”. Così Elder richiede informazioni sul giorno in cui potrà scontare la pena nel carcere del suo Paese, possibilmente vicino alla città nativa dei genitori.