Ormai l’assalto alle statue – considerate simbolo di schiavismo, razzismo ed oppressione – è una pratica costante in seno alle proteste in corso negli Usa.
Il 4 luglio, giorno della nascita degli Stati Uniti d’America, festeggiato distruggendo e gettando in mare una statua di Cristoforo Colombo, che l’America l’ha scoperta. Anche se per molti più che di una scoperta si è trattato di una conquista. Paradossi della storia forse, che stanno tutti emergendo in modo clamoroso dalla morte di George Floyd e da quello che si è scatenato da quel momento. E cioè una rivisitazione ampia ed articolata della storia, letta attraverso i filtri dell’antirazzismo. A Baltimora un gruppo di attivisti ha dunque festeggiato il 4 luglio buttando in mare la statua di Cristoforo Colombo, tra applausi e grida di approvazione. Un’azione probabilmente pianificata, e messa in atto sabato sera, quando un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo di protesta. Anche a Baltimora, in Maryland, stanno proseguendo manifestazioni, marce e sit-in dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia, il 25 maggio scorso. Verso le 21 il cielo si illumina con i fuochi d’artificio: il monumento viene avvolto con lunghe funi e poi tirato giù da molte persone. Le immagini riportano alla mente un Paese in rivolta: invece siamo negli Stati Uniti, in uno degli Stati meno noti, il tranquillo Maryland. E’ una scena che ricorda l’abbattimento delle statue di Saddam Hussein in Iraq, nel 2003: la statua si spezza di netto, piomba a terra con fragore e infine viene gettata nella baia.
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In città ci sono tre sculture dedicate al navigatore genovese. La più antica risale al 1792: si tratta dell’obelisco eretto nel trecentesimo anniversario dalla scoperta dell’America. Cento anni dopo, nel 1892, fu installata una nuova statua all’interno dell’Herring Run Park. Quella abbattuta sabato fu invece inaugurata nel 1984 dal sindaco di allora, il democratico Donald Schaefer alla presenza di Ronald Reagan, il presidente della rinascita repubblicana. Scolpita nel marmo di Carrara, lo sguardo era rivolto verso Est, verso l’Europa. Circondata da bandiere italiane il giorno della sua inaugurazione, fino a sabato dominava la Columbus Piazza, non lontano da Little Italy, la zona di origine della Speaker della Camera, Nancy Pelosi. Una presenza, quella della statua di Colombo, che non sembrava un problema per nessuno. Ma questa è una fase nuova, nella quale sembra sia in corso un vero e proprio regolamento dei conti con la Storia. Che appare in alcuni casi sommario e decontestualizzato, ma che va tenuto in considerazione. Come sembra aver fatto l’attuale sindaco di Baltimora, Bernard Jack Young, che ha commentato così la notizia: «L’abbattimento della statua di Colombo fa parte di un processo di riesame sul significato di questi monumenti che sta avvenendo a livello nazionale e globale». Non la pensa così Joe Biden, il candidato alla presidenza per i democratici, lo stesso partito del sindaco del capoluogo del Maryland. Il 30 giugno scorso Biden diceva: «Il governo ha la responsabilità di proteggere le statue di Colombo, Washington e Jefferson». Donald Trump la pensa come lui, anzi è più netto: «Difenderemo, proteggeremo e preserveremo lo stile di vita americano iniziato nel 1492 con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo».