I dubbi più forti dei dirigenti scolastici riguarda il rispetto delle regole sul distanziamento sociale. Ma nel frattempo è ancora difficile riuscire a reclutare un buon numero di docenti pronto a tornare a scuola.
Mancano circa due mesi alla ripartenza della scuola in Italia, ma i problemi e i dubbi persistono. Questa potrebbe essere una settimana cruciale per il piano stabilito e annunciato dal ministro Lucia Azzolina. Gli uffici scolastici delle regioni italiane, infatti, raccoglieranno le informazioni sulle eventuali criticità emerse. Dopodichè si valuterà il piano definitivo per una ripartenza in tutta sicurezza del mondo della scuola. Ma almeno per il momento sembra che queste criticità siano difficili da superare, soprattutto per quanto riguarda i docenti.
Proprio questo sembra essere diventato il nuovo problema da riuscire a risolvere. Stando ai primi dati emersi, infatti, mancherebbe un numero sufficiente di maestri e professori, soprattutto per quanto riguarda i supplenti. Ne saranno necessari in migliaia, sia per coprire le cattedre attualmente vacanti che per ampliare il parco docenti nel caso in cui fosse necessario “sdoppiare” le classi. Ma le graduatorie attualmente in vigore sono ridotte ai minimi termini, a causa del fatto che sarà necessario reclutare – tra cattedre vacanti e posti in deroga – oltre 130mila insegnanti.
In particolare, sarà il Nord a soffrire di più, visto che sono oltre 50mila i posti da riempire. Sono soprattutto le materie basilari nell’insegnamento, come matematica, italiano e lingue straniere, a far emergere il maggior numero di defezioni. Sarà dunque necessario ampliare anche ai candidati precari come supplenti lo stesso trattamento previsto per i docenti. Soprattutto per quel che concerne i controlli sanitari, con i test sierologici a tappeto previsti prima dell’inizio dell’anno scolastico. Anche perchè, controllare solo i docenti “di ruolo” potrebbe essere un grande autogol.
Nel frattempo, però, nel mondo della scuola italiana emerge un altro grande problema che rischia di rallentarne la ripartenza. Stiamo parlando del rispetto delle regole sul distanziamento sociale, sul quale i dirigenti scolastici dubitano e non poco. Se finora siamo stati abituati a rispettare una distanza di almeno un metro tra bocca e bocca, ora a scuola è richiesto che il rispetto di questo “gap” venga mantenuto anche in movimento. Anche perchè i ragazzi tendono ad alzarsi e a spostarsi, anche solo per un’interrogazione. E a questo punto ci si interroga: la distanza deve essere statica o dinamica?
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In tal senso si stanno studiando diversi elementi, per capire se le aule potranno restare abbastanza capienti o meno. Nel secondo caso si terrà in considerazione il distanziamento dinamico, con una inevitabile riduzione dei posti nelle singole aule. E poi c’è l’aspetto legato ai nuovi ambienti da tenere in considerazione, nel caso in cui ci saranno meno posti a scuola e bisognerà cercare delle alternative. Si è già pensato a musei, cinema e teatri in disuso, ma in questo caso servirà un forte intervento di pulizia e anche di messa in sicurezza degli ambienti.
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