Gualtieri prepara il documento che andrà consegnato all’Europa. Ma nella maggioranza i 5 Stelle prendono ancora tempo e frenano sul Mes. Di Maio: “Ci fidiamo delle parole del premier Conte”
Le parole del ministro degli Esteri Di Maio, interpellato sul piano del governo sul fabbisogno sanitario, sembrano difendere il punto di vista di chi nel Movimento 5 Stelle non vuole che per nessuna ragione l’Italia acceda al fondo salva-Stati. Nonostante ogni giorno si intravedano i granelli di una posizione che potrebbe cambiare (tra i 5 Stelle si sono dimostrati aperturisti sia il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia che il capogruppo in Senato Gianluca Perilli), “niente accadrà prima di settembre”, dicono a Palazzo Chigi. Le carte sul tavolo sono ormai chiare: il Pd spinge per accedere ai fondi, LeU chiede un confronto, Italia Viva considera forzato anche solo rinviare ed è per un sì convinto. Resta, in sospeso, la posizione pentastellata: ci sarà da faticare nel governo giallorosso per trovare un accordo.
Ufficialmente, il Programma nazionale di Riforma le cui bozze hanno cominciato a circolare ieri rimanda il problema. Scrivendo, a pagina 15, che davanti al “notevole sforzo richiesto per rilanciare e modernizzare la sanità” le iniziative adottate dall’Europa “forniscono opzioni di finanziamento per la risposta alla pandemia che il governo valuterà alla luce di considerazioni di merito e di impatto finanziario”. Una valutazione, non ancora un sì.
Il ministro Gualtieri lo scrive già nelle prime pagine di quel documento, dove spiega che “l’epidemia causata dal nuovo Coronavirus ha cambiato in modo repentino e drammatico la vita degli italiani e le prospettive economiche del Paese”. E quindi, “è assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica sia seguita da una fase di depressione economica. Non vi è tempo da perdere e le notevoli risorse che l’Unione europea ha messo in campo devono essere utilizzate al meglio”. Del resto, il Pd – di cui Gualtieri è espressione – è granitico nel considerare irrinunciabili i fondi del Mes. Italia Viva li dà per scontati. Leu chiede – con Roberto Speranza – che ne discuta il Parlamento, anche se il ministro della Salute ha già pronto un piano per utilizzare i 36 miliardi in modo da rafforzare il Sistema sanitario nazionale.
Non è passato inosservato, oltre alle parole di Di Maio che dice di “fidarsi di Conte e del suo no al Mes”, un dettaglio che riguarda lo stesso premier. Questa settimana Conte andrà prima in Portogallo, poi in Spagna, a parlare con i rispettivi premier António Costa e Pedro Sanchez: si parla di Recovery Fund, ma si tratta dei due Paesi che l’Italia vorrebbe accedessero al Mes, per far cadere l’idea che gli unici a chiederlo – e a rischiare le conseguenze di cui parlano i sovranisti – siamo noi.
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Che ce ne sia bisogno – secondo il punto di vista di Repubblica – “è provato da quanto il ministro dell’Economia scrive sempre sul Pnr, le cui bozze sono state girate ieri ai ministri. Il fabbisogno di interventi infrastrutturali in ambito sanitario – si legge nel documento che il governo si appresta a varare – è pari a 32 miliardi di euro”. Sono argomenti che, tuttavia, il Movimento 5 Stelle non vuole ascoltare. Una fetta resta ancorata alle posizioni storiche: un ‘No’ netto.
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