Sarebbero diversi i gruppi criminali che si sono subordinati al clan Pepe: si tratta di quelli di Squinzano, Galatone, Nardò, Surbo e marine adriatiche. E non solo.
Duro colpo alla Sacra Corona Unita leccese. I Carabinieri del Comando provinciale di Lecce hanno eseguito 9 provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti uomini indagati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione, spaccio ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sequestrati chili di cocaina ed eroina e quintali di marijuana, armi e munizioni.
All’alba di oggi sono infatti scattati dieci provvedimenti cautelari nel leccese, emessi dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione distrettuale antimafia locale. L’operazione ribattezzata “Le Veneri”, come la grotta tra Parabita e Tuglie: quello il punto nevralgico di spaccio ed estorsioni del gruppo vicino alla Sacra Corona Unita. Il decimo indagato si trova in Germania, altri cinque a piede libero, sono indagati per gli stessi reati. L’indagine è stata condotta dal Nucleo operativo della Compagnia di Gallipoli e guidata dal capitano Francesco Battaglia.
“La Sacra Corona Unita non è scomparsa”, incisive e preoccupanti le parole del capo del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato che assieme alla squadra mobile del capoluogo salentino, diretta dal vicequestore Alessandro Albini, ha coordinato le indagini che hanno fatto tremare i clan operanti tra le provincie di Lecce e Brindisi lo scorso Febbraio, nella maxi operazione “Final Blow”. Tra i nomi dei 69 arrestati spiccano in particolare quelli dei protagonisti “storici” del panorama criminale locale, come la famiglia Pepe. Le intercettazioni telefoniche e le microspie hanno portato alla luce, nel corso dei mesi, anche di un episodio di affiliazione, con tanto di rito mafioso e di una elevazione di grado.