I paesi freddi di fronte al Recovery fund. Merkel e Conte con delle domande ben precise.
La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è fatta forte dei poteri le dà l’articolo 324 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e, in vista del vertice del prossimo 17-18 luglio sul Recovery Fund, ha convocato per martedì i vertici del sistema: la cancelliera Angela Merkel (la Germania ha la presidenza di turno), il presidente dell’europarlamento David Sassoli e infine Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo.
Con poche parole, von der Leyen ha così già detto molto. Aggiungendo il nome di Michel solo con una nota a mano, la presidente della Commissione ha lasciato trapelare tutto il fastidio suo e di tanti altri per come l’ex premier belga si sta dimostrando inefficace e velleitario nel mediare fra i governi europei. E prendendo l’iniziativa lei stessa rende chiaro che vuole un accordo fra le capitali che non si discosti troppo dalla proposta della Commissione stessa: 750 miliardi di euro nel Recovery Fund, dei quali 500 in trasferimenti diretti di bilancio, soprattutto ai Paesi che la pandemia ha messo in ginocchio.
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Von der Leyen è determinata a chiudere il negoziato fra i 27 leader il 18 luglio o, al più tardi, a un nuovo vertice entro la prima settimana di agosto. Dello stesso avviso la cancelliera Merkel. Martedì scorso quest’ultima ha telefonato a Giuseppe Conte e nelle sue parole al collega premier di Roma si percepiva l’attesa della cancelliera che l’Italia la aiuti a convincere Danimarca, Svezia, Austria e soprattutto l’Olanda.
Questi sono infatti i Paesi più freddi all’idea di varare un pacchetto di trasferimenti troppo generoso, anche perché sono i più scettici sulla capacità dell’Italia di ritrovare la via della crescita. Quei governi sospettano che l’Italia finisca per sprecare buona parte degli aiuti.
Con Conte, Merkel non ha neppure ricordato il prestito che il Meccanismo europeo di stabilità sta offrendo senza condizioni (anche perché la leader tedesca conosce bene le riserve fra i 5 Stelle). Negli ultimi scambi con Palazzo Chigi, dalla cancelleria, sono giunte comunque alcune domande ben precise. In vista della stretta nel negoziato sul Recovery Fund, Merkel vorrebbe capire quale direzione intende prendere il governo italiano. Una delle domande riguarda le semplificazioni amministrative promesse da Conte: se il governo varasse prima del prossimo vertice europeo alcune delle riforme richieste per gli esborsi del Recovery Fund, sarebbe più facile superare soprattutto le riserve dell’Olanda. Anche per questo la settimana che si apre è decisiva, in vista del varo del decreto sulle semplificazioni previsto per domani. Molti occhi sono puntati su quel passaggio anche nel resto d’Europa, perché un’Italia immobile anche nelle riforme renderebbe più difficile per tutti l’accordo sul Recovery Fund.
La Merkel pone però a Palazzo Chigi anche una seconda domanda: che cosa intende fare Conte sulle pensioni? Anche qui, nessuna richiesta precisa. Conte naturalmente ha fatto sapere a Merkel che non prorogherà oltre il 2021 il sistema del ritiro anticipato voluto dalla Lega. Ma l’interesse della cancelliera a riguardo, in vista del vertice che deve salvare l’Italia dalla peggiore recessione in tempo di pace, fa comprendere quanto il debito pubblico di Roma la preoccupi ancora. Il tema riemergerà, fa già parte della strategia negoziale dell’Olanda. Il governo di Mark Rutte ha preso nota di come la Commissione Ue abbia definito «sostenibile» il debito pubblico italiano, in vista di un possibile prestito del Mes. Per questo dall’Aia ora si osserva che all’Italia possono essere concessi ancora altri prestiti e non servono trasferimenti diretti. Di certo Rutte vorrebbe rinviare l’accordo all’autunno: la speranza è che per allora una ripresa robusta induca tutti a ridurre le dimensioni del Recovery Fund.
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