Nell’ultimo punto stampa, il governatore del Veneto Luca Zaia ha ricostruito la vicenda del focolaio di Covid scoppiato a Vicenza a causa di un viaggio in Serbia. Galeotto un manager della Laserjet, che sapendo di essere positivo ha rifiutato la quarantena e il ricovero.
L’ultimo monitoraggio sull’andamento dell’epidemia di coronavirus in Veneto ha fatto infuriare e non poco il governatore, Luca Zaia. Il motivo è che è la Regione è passata da una situazione di rischio basso a una di rischio elevato, a causa degli ultimi focolai individuati negli ultimi giorni – quali il caso del negozio Eurobrico di Feltre (Belluno) e dell’azienda Laserjet di Pojana Maggiore (Vicenza), presso la quale un dirigente è risultato positivo dopo essere rientrato da un viaggio di lavoro nei Balcani.
Proprio per quanto riguarda quest’ultimo caso, si parla di almeno cinque persone risultate positive al test per il Covid-19 (si tratta di tre dipendenti vicentini dell’azienda, un veronese e una padovana) e molte altre messe invece in quarantena preventiva – 52 a Vicenza e 37 nel Veronese. A tentare di ricostruire la situazione è stato lo stesso Luca Zaia, che durante il consueto punto stampa ha addirittura chiesto il Tso e e provvedimenti di ricovero coatto per chi rifiuta le cure.
Il viaggio in Serbia e il ricovero in ospedale
Dalle ricostruzioni emerse dalla conferenza di oggi, si apprende che la matrice del nuovo focolaio è da attribuire a un dirigente della Laserjet, che ha intrapreso un viaggio di lavoro in Serbia insieme ad altre persone. Il gruppo sarebbe partito il 23 giugno, e sarebbe accidentalmente entrato in contatto con un uomo di 70 anni residente del posto, malato e positivo al Covid-19.
Dopo un paio di giorni di trasferta, giovedì 25 giugno il gruppo è infine tornato nel Vicentino. Il dirigente, che non sapeva di essere stato infettato, avrebbe preso parte a un funerale programmato per il sabato immediatamente successivo, per poi andare a una festa di compleanno nella serata dello stesso giorno. Una festa, questa, che ha contato un centinaio di persone – anche è stato assicurato che l’incontro si è svolto seguendo “le precauzioni previste”, comprese quelle di distanziamento sociale.
Tuttavia, domenica 28 giugno, i sintomi del contagio sono affiorati. Il manager, colpito da sintomi respiratori, si è perciò recato in un ospedale del Basso Vicentino e succesivamente anche al San Bortolo di Vicenza dove gli è stata riscontrata la positività al virus tramite l’effettuazione del tampone naso-faringeo. Disposto per lui l’immediato ricovero, il dirigente non solo si sarebbe rifiutato di rimanere in ospedale, ma sarebbe persino tornato a casa – e non per effettuare il periodo di quarantena.
Secondo quanto è stato ricostruito nel punto stampa, infatti, l’uomo non sarebbe rimasto a casa nei giorni successivi e anzi, avrebbe persino avuto diversi incontri. Nonostante le telefonate da parte dell’azienda sanitaria così come anche quelle da parte del sindaco del suo paese, il manager avrebbe continuato irresponsabilmente a condurre una regolare vita sociale. Soltanto il 1° luglio è stato ricoverato presso il San Bortolo, dato l’aggravarsi delle sue condizioni: l’uomo è infatti finito, intubato, nel reparto di Terapia intensiva.
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Con lui, però, c’erano anche altre persone in quel viaggio verso i Balcani. Oltre a cercare di ricostruire la rete di contatti che il manager ha tessuto in questi ultimi giorni con tantissime persone ignare della sua situazione, sono stati sottoposti a tampone anche altri due dipendenti della Laserjet, anche loro risultati positivi. Uno di loro, inoltre, inconsapevole di essere affetto da Covid-19, avrebbe partecipato a una festa di compleanno con più di 20 persone e con anche diversi bambini. Il tutto, purtroppo, senza nemmeno rispettare le norme di distanziamento sociale e senza indossare la mascherina.