Unione europea seconda potenza spaziale

Il commissario all’Industria Thierry Breton illustra i piani di Bruxelles, in cui è compresa la possibilità di testare nello spazio delle applicazioni basate sulla geolocalizzazione

Unione Europea seconda potenza spaziale

Dopo lo shock provocato dall’epidemia da Coronvarius, anche lo spazio, non solo il mercato unico, deve essere una delle leve della prossima ripresa economica in Europa. Tra le altre cose, la Commissione europea vorrebbe offrire da qui a 18 mesi la possibilità per alcune piccole e medie imprese di sperimentare nello spazio nuove applicazioni digitali basate sulla geo-localizzazione. Le ricadute dell’uso dello spazio in campo economico sono stimate a 325 miliardi di euro.

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Unione europea seconda potenza spaziale

Questa settimana in una intervista al Sole 24 Ore e alla Stuttgarter Zeitung il commissario all’Industria Thierry Breton di 65 anni, ha dichiarato: «L’Unione europea è la seconda potenza spaziale al mondo, prima della Cina, dell’India o della Russia. E dobbiamo rafforzarci ulteriormente» ed ha aggiunto: «La nostra leadership mondiale ci garantisce autonomia, proprio mentre lo spazio sarà chiamato ad avere un ruolo importante nella politica industriale europea, sia nel Green Deal, sia nella rivoluzione digitale».

Tre mosse, la strategia

La strategia europea deve puntare in tre direzioni, secondo il commissario che si appresta a difendere nel negoziato tra i Ventisette la posta di bilancio 2021-2027 dedicata allo spazio, almeno 15 miliardi di euro. L’Unione deve, prima di tutto, perfezionare ancora di più il sistema di geo-localizzazione Galileo, già oggi più preciso del gps americano: «La nuova generazione di satelliti, che abbiamo deciso di anticipare dal 2027 al 2024, garantirà una precisione di 5 centimetri, oggi è di 1 metro e 20».

Unione europea potenza spaziale

Dieci miliardi di oggetti collegati via satellite

L’obiettivo deve essere all’avanguardia nella nuova economia spaziale. Da qui al 2030 vi saranno almeno 10 miliardi di oggetti collegati via satellite, secondo la Commissione europea. Bruxelles, in questo contesto, vuole aumentare la copertura della terra, grazie a una costellazione satellitare multi-orbita, rimuovendo progressivamente le zone senza campo. Entro 10 anni, il numero di satelliti in orbita dovrebbe passare da 2.500 (230 quelli europei, inclusi britannici) a 50.000.

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La sorveglianza dei territori

La seconda filiera è quella legata a Copernicus, un programma europeo di osservazione della terra. «L’obiettivo è di poter garantire la sorveglianza integrale del territorio comunitario, compreso lo spazio marittimo europeo che è il più importante del mondo», ha spiegato ancora l’ex ministro delle Finanze francese. «Si tratta di una risorsa essenziale che dobbiamo controllare, sia per ragioni ambientali che per motivi climatici». Secondo il punto di vista el commissario, si tratta sempre di difendere «la sovranità europea».

L’Europa deve ambire a diventare la torre di controllo dello spazio, considerato il crescente traffico di satelliti. In questo senso, il commissario non crede che l’Europa abbia perso la battaglia spaziale solo perché non ha rilevato il progetto OneWeb di mini-satelliti con i quali assicurare una copertura internet globale: «Abbiamo esaminato attentamente il dossier, anche nel suo aspetto tecnico (…). Ci è diventato subito chiaro che OneWeb non poteva soddisfare le nostre ambizioni di connettività strategica e autonomia».

Il 5G ed il 6G

Affrontati il posizionamento e l’osservazione, resta da completare il terzo anello: la connettività, nel 5G e anche nel 6G. Molti oggetti non saranno solo geo-localizzati, ma anche azionati a distanza via satellite. Bruxelles vuole quindi permettere a selezionate piccole e medie imprese di accedere allo spazio perché possano sperimentare innovazioni tecnologiche e capire se queste hanno un mercato. E con questa frase, Breton va a spiegare il suo punto di vista: «Un euro investito nello spazio genera sette euro nell’economia».

Secondo il commissario «dobbiamo approfittare del fatto che abbiamo un nostro accesso autonomo allo spazio e farne approfittare anche le piccole e medie imprese». Questa nuova consapevolezza europea arriva dopo che per la prima volta un investitore privato, Elon Musk, azionista della casa automobilistica Tesla, ha finanziato negli Stati Uniti una missione spaziale (Space X), e mentre gli americani vogliono rilanciare l’esplorazione nello spazio.

Un orizzonte più chiaro per i prossimi dieci anni

L’ex ministro ci tiene a ricordare che l’Europa è la sola potenza spaziale che ha inviato una sonda intorno a Plutone e su una cometa. «Il XX secolo ci ha permesso di iniziare a studiare la materia, e tra le altre cose abbiamo creato a Ginevra il Centro europeo per la ricerca nucleare (Cern). Il XXI secolo sarà dedicato allo studio delle onde gravitazionali e delle trasmissioni quantiche per meglio capire il nostro ambiente. Il mio compito è dare un orizzonte il più chiaro possibile per i prossimi dieci anni».

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