Dopo la morte in carcere di Gaetano Tripodi, l’uomo che uccise la sua ex moglie, è arrivata una nuova rivelazione a far luce su un altro omicidio.
L’assassino che nel 2006 decapitò l’ex moglie è stato scoperto responsabile anche del caso avvenuto nel 1998 sulla spiaggia di Rosalina Mare, in provincia di Rovigo, dove vennero trucidate due donne: Elisea Marcon e sua figlia adottiva Cristina De Carli. La scoperta è arrivata solo dopo la morte, avvenuta in carcere, di Gaetano Tripodi, nonché l’uomo condannato all’ergastolo per aver tagliato la testa alla sua ex moglie, Patrizia Silvestri. Un omicidio avvenuto a Tor Bella Monaca, una frazione di Roma. La donna, difatti, fu trovata morta in una stazione di servizio lungo via Casilina all’alba del 3 maggio del 2006.
Le sezione omicidi della squadra mobile della questura capitolina, insieme con la polizia scientifica, grazie all’analisi genetica di alcuni mozziconi di sigaretta trovati sulla scena del crimine, erano riusciti a risalire al dna di Tripodi e ad inchiodarlo per la strage di sangue. Nonostante l’assassino si fosse sempre dichiarato innocente, il processo si concluse con la condanna all’ergastolo. Eppure, dopo la morte dell’uomo, avvenuta un mese fa in cella per cause naturali, come da prassi il suo profilo genetico è stato prelevato ed inserito nella banca dati della polizia criminale che dal 2016 contiene i profili di tutti gli arrestati per qualsiasi crimine. Dunque, una pratica ancora inusuale nel 2006, anno in cui Tripodi ammazzò l’ex moglie, e che ora ha permesso una nuova scoperta circa un’altra indagine: la strage del 1998 in provincia di Rovigo. Difatti, la procura di Rovigo ha aperto un fascicolo d’indagine, delegato ai carabinieri per poter ricostruire il massacro in cui morirono madre e figlia. Un massacro dove viene collocato il camionista Gaetano Tripodi sia temporalmente che per tracce di dna trovate sugli abiti delle due donne assassinate. L’assassino era, all’epoca, adepto di una setta satanica e il duplice omicidio avvenne nel chiosco sulla spiaggia gestito da Cristina ed Elisea, le quali vennero assassinate a sprangate in testa. A raccontare di Tripodi, il suo avvocato Giacomo Marini che afferma: “Quando lo incontrai in carcere per concordare la difesa per l’omicidio dell’ex consorte, era un uomo tranquillo, apparentemente incapace di tanta violenza”.