L’ex assessore del Piemonte, Roberto Rosso, è ora ai domiciliari dopo essere stato in carcere per sei mesi. Il 9 luglio inizia il processo.
Il tribunale del riesame ha concesso gli arresti domiciliari a Roberto Rosso, nonché l’ex assessore regionale del Piemonte. Rosso si trovava in carcere a Torino dal 20 dicembre scorso con l’accusa di voto di scambio politico mafioso nell’ambito dell’inchiesta Fenice, ovvero l’indagine sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte. Così, dopo sei mesi di detenzione, Rosso sta tornando nella sua abitazione dove resterà ai domiciliari. A dare conferma della notizia è stato uno dei legali dell’ex assessore regionale di Fratelli d’Italia, Giulio Piazzese. Ad assistere Roberto Rosso durante la sua condanna, oltre a Piazzese anche il professor Franco Coppi del foro di Torino.
Rosso, infatti, era stato accusato di aver cercato e ottenuto l’aiuto elettorale dell’organizzazione mafiosa calabrese durante le Regionali 2019. Secondo la direzione distrettuale antimafia, Roberto Rosso aveva promesso 15.000 euro a due uomini, esponenti della cosca Bonavota di Vibo Valentia che in cambio avrebbero dovuto procacciare voti per le elezioni regionali del 26 maggio 2019. Nel frattempo, il gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata (GICO) della guardia di finanza, che stava indagando sulla presenza di uomini legati alla ‘ndrangheta nel territorio di Carmagnola, in provincia di Torino, aveva documentato la trattativa fra il politico Roberto Rosso e due uomini: Francesco Viterbo e Onofrio Garacea. Tuttavia, una volta passato il voto, Rosso non era soddisfatto del loro aiuto e avrebbe pagato molto meno della somma pattuita, scalando la cifra a 7.900 euro.
Tra pochi giorni, il 9 luglio, inizierà il processo nell’aula bunker del carcere. Le Vallette di Torino, davanti al collegio di giudici del Tribunale di Asti composto da Alberto Giannone, come presidente, Beatrice Bonisoli e Claudia Beconi.