Educatore offeso perchè gay. Ecco la storia di Marco Dianda

“E’ un bravo educatore, peccato che sia finocchio”. Questo il commento che un genitore dell’asilo nido Primo Volo di Altopascio ha rivolto a Marco Dianda.

Marco Dianda - Meteoweek.com
Marco Dianda

Il 33enne Marco Dianda è un educatore presso l’asilo nido Primo Volo di Altopascio. Ama il suo lavoro: da anni si prende cura dei bambini trattandoli come fossero suoi. Forse anche per questo, per questa sua dedizione e competenza, il commento che gli ha rivolto un genitore lo ha ferito così nel profondo. Infatti ecco come qualcuno ha descritto l’insegnante d’asilo nido del figlio: “E’ un bravo educatore, peccato che sia finocchio.

Marco non ha mai amato sbandierare i suoi fatti privati, uno su tutti la sua omosessualità. E’ un tipo pacato, educato e gentile. Ma quelle parole gli hanno riportato alla memoria le prese in giro subite da ragazzo, quando i suoi compagni lo deridevano per la sua sensibilità. Marco non poteva tacere davanti ad un simile commento, in cui si dimostra che ancora nel 2020 l’essere gay è considerato un “peccato”, una caratteristica negativa. Il 33enne lucchese non può accettare una simile offesa e passa all’azione. Pubblica sui social un post di denuncia, che spera possa aiutare a comprendere che discriminazioni di questo tipo non hanno motivo di esistere.

«Ero talmente incredulo che ho provato una sensazione di vuoto cosmico – dice Marco raccontando come è nato il bisogno di pubblicare una reazione a ciò che era successo – La mia professionalità non deve essere oscurata da quello che, nel 2020, dovrebbe essere soltanto un piccolo dettaglio, insignificante: il mio orientamento sessuale. Allora ho scritto un post di denuncia. Perché stare zitto avrebbe significato accettare l’offesa. No, non potevo farlo”.

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Tutta una vita di discriminazioni

Marco, che è in possesso di una Laurea in Scienze del servizio sociale e di un master, ha visto riaffiorare il vecchio fantasma del bullismo nel commento di quel genitore. Da ragazzo gli episodi di violenza, psicologica e fisica, contro di lui erano all’ordine del giorno. “Mi sono sentito una vittima di nuovo” afferma Marco con dolore dopo quel commento inopportuno. Ma questa volta il 33enne non ha intenzione di lasciar correre. “Dietro al genitore ho visto nient’altro che un bullo. Solo che, questa volta, non sono più un ragazzino indifeso. Ora ho le armi per reagire“.

Per il momento però ancora nessuna scusa da parte del genitore che ha fatto il commento. Marco più consolarsi con la solidarietà di molte altre persone che riconoscono in lui, come tutti dovrebbero, un lavoratore competente ed instancabile senza giudicare il suo orientamento sessuale. “Sono convinto che questa ondata di solidarietà che mi ha circondato, all’improvviso, raggiungerà chi mi ha offeso e lo farà riflettere”. Questa la speranza dell’educatore, che confida che tutti coloro che fanno ancora il grossolano errore di considerare l’omosessualità un freno all’attitudine lavorativa acquisiscano consapevolezza del loro sbaglio.

La decisione di andarsene

Nel frattempo però Marco Dianda ha richiesto un’aspettativa. Il motivo non sono le offese, ma ragioni economiche. “Mi sono reso conto che il settore educativo 0-3 anni è sempre più sacrificato, sottopagato e ignorato dalla politica, che non ne coglie l’importanza – afferma Dianda– e andare avanti con mille euro al mese è sempre più dura. Voglio conseguire la laurea magistrale e, nella peggiore delle ipotesi, andrò a lavorare all’estero”. Marco lascia i bambini dell’asilo nido di Altopascio con due certezze, una felice e l’altra amara: “Me ne vado con la consapevolezza che per la quasi totalità dei genitori sono stato un buon educatore ma che per pochi altri, a causa del mio orientamento sessuale, non lo avrei mai dovuto o potuto fare”. La speranza che la situazione cambi è sempre viva e, forse, la storia di Marco Dianda sarà un nuovo freno a tutte le discriminazioni sessuali.

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