Medici e farmacisti morti durante il covid, le assicurazioni frenano sui risarcimenti: “L’infezione non è infortunio sul lavoro”. I parenti di alcune delle vittime sono pronti a rivolgersi alla magistratura
A differenza dei colleghi assunti nella sanità pubblica o privata, i medici di famiglia e gli infermieri che si sono ammalati di coronavirus assistendo i pazienti non saranno indennizzati per i danni subiti. Ma c’è di più: non avranno nulla neanche le loro famiglie se sono morti, nonostante per anni abbiano pagato un’assicurazione. Per una questione interpretativa giuridica, infatti, le compagnie non riconoscono l’infezione da Covid-19 come infortunio sul lavoro. Un giallo che proseguirà a colpi di ricorsi e appelli alla magistratura.
Un medico, un dentista, un farmacista o un tecnico sanitario (infermieri, terapisti, radiologi ecc.) che lavorano con regolare contratto in una struttura sanitaria pubblica o privata e che si sono ammalati o si ammalano, speriamo non più, dopo essere stati contagiati da un paziente, possono contare sulla copertura assicurativa dell’Inail che considera ciò che è accaduto loro un infortunio sul lavoro. Nel loro caso, a differenza dell’Inail, però, le compagnie assicurative private escludono che il contagio possa essere considerato un infortunio e non coprono i danni.
Secondo i dati Inail, il maggiore numero di contagiati si è verificato tra i tecnici della salute (40,9%), seguiti dagli operatori socio-sanitari (21,3%), dai medici (10,7%) e dagli operatori socio-assistenziali (8,5%). Anche il maggiore numero dei morti è stato registrato tra i tecnici della salute (12%, di cui il 60% infermieri) seguiti dai medici (9,9%) e dagli operatori socio-sanitari (7,8%). Basterebbero questi numeri a spiegare la portata del problema. “Solo gli operatori infettati sul lavoro che sono assicurati dall’Inail sono tutelati da questi rischi”, spiega però il sovrintendente sanitario Inail. Gli esclusi sono migliaia come, appunto, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i farmacisti e i dentisti.
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Servirà dunque un accordo con un ‘pubblico’ di aventi diritto presumibilmente da allargare. Per far ciò, Inail ha promosso un gruppo di lavoro per studiare l’estensione della propria tutela ai medici e odontoiatri liberi professionisti. Su come affrontare le conseguenze della pandemia in generale si interrogano le assicurazioni che, come ha detto il presidente Ania Maria Bianca Farina, si stanno muovendo in queste settimane. “Serve una soluzione assicurativa che consenta una gestione ex ante della pandemia”.
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