Oggi a Roma si è svolta la manifestazione delle donne, dopo la prima avvenuta 40 anni fa, affinché l’aborto avvenga senza i tre giorni di ricovero
Dopo 40 anni le donne “riscendono” in piazza per l’aborto. Questa volta si tratta di interruzione di gravidanza in day hospital e contraccezione gratuita. La manifestazione si è svolta ieri a Perugia e oggi a Roma sotto il ministero della Salute gridando libertà di scelta e che la gravidanza possa essere interrotta senza ricovero e in ambulatorio.
Il sottosegretario Zampa dichiara “Speriamo entro dieci giorni di avere il parere del Consiglio superiore di sanità e fare le nuove linee guida che lo consentano”. Ottenere tutto questo sarebbe un grande passo considerando che la maggior parte parte dei ginecologi è obiettore e che oltre 10mila donne rischiano la propria vita per affidarsi illegalmente a qualcuno che possa occuparsi della questione.
Sono passati 42 anni dall’approvazione della Legge 194, ma a volte è come se nulla fosse cambiato. Cosa chiedono le donne? Che prendere una decisione già difficile in partenza non si trasformi in una situazione traumatica. All’estero la pillola Ru486, che permette l’interruzione di gravidanza farmacologica e non chiururgica, viene usata in ambulatorio o a casa e in Italia viene usata soltanto per il 20% dei casi contro il 90% degli aborti dei paesi nordici.
Ieri, c’è stata la delibera della giunta leghista umbra che reintroduce l’obbligo di tre giorni di ricovero per le donne che decidono di abortire con la pillola. Ma dopo anni di esperienza, si è dimostrato che non sono necessari i tre giorni in ospedale dal momento che molte donne firmano la sera per poter uscire e molte altre e con l’interruzione farmacologica invece, molte decidono di vivere il proprio dramma da sole e non in ospedale.
Mentre la regione Umbria decide di fare un passo indietro, la Toscana opta per farne uno avanti. Lunedì la Regione ha approvato una delibera regionale per permettere di somministrare il medicinale in day hospital, come già avviene e anche in strutture territoriali, ambulatori e consultori. Il presidente Enrico Rossi ha detto: “Inutile far soffrire di più le donne che affrontano l’interruzione di gravidanza”
Il Ministro Speranza
Alla decisione presa da Donatella Tesei risponde il ministro Roberto Speranza richiedendo al Consiglio superiore di Sanità per elaborare in tempi brevi nuove linee guida nazionali affinché l’aborto possa avvenire in day hospital. In merito alla questione, la sottosegretaria alla Salute Zampa sostiene che “La legge è ancora sotto attacco. Siamo un paese che non ha digerito la 194 e così si cerca di rimettere tutto in discussione. E questo avviene sempre sulla pelle delle donne”.
Per sollecitare le nuove linee guida, la rete italiana contraccezione e aborto pro-choice lancia un presidio al ministero della Salute. “Garantire l’accesso all’aborto farmacologico e alla contraccezione significa garantire l’accesso ai diritti e alla salute sessuale e riproduttiva e, allo stesso tempo, significa combattere le disuguaglianze e le discriminazioni sociali, economiche e geografiche a cui le donne sono spesso soggette in questo panorama è urgente sottolineare il disinteresse dei governi”.
Adesioni
All’iniziativa hanno preso parte: Aidos (associazione italiana donne e sviluppo), Amica (associazione medici italiani contraccezione e aborto), Campagna aborto sicuro, Ippfen – international planned parenthood federation european network, Laiga (libera associazioni italiana ginecologi per applicazione legge 194), Vita di donna, Amnesty international Italia, Associazione scientifica Andria, Cgil, Smic-Società medici italiani contraccezione, Associazione Luca Coscioni, Ru 2020 rete umbra per la autodeterminazione, Casa internazionale delle donne di Roma, Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Ordine interprovinciale di ostetrica/o di Bergamo, Cremona Lodi Monza-Brianza, e altre.