Complotto anti-Cav: Esposito respinge le accuse.

Giustizia nel caos dopo l’audio choc di Franco sulla sentenza Berlusconi. A sette anni di distanza emergono delle novità sconcertanti e Forza Italia grida al golpe.

Berlusconi intercettazione giudice Franco

Antonio Esposito ha paura. Il giudice che ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset, respinge le accuse emerse dalle confessioni di Amedeo Franco e ora vuole sporgere querela per diffamazione alla Procura di Roma. Il giudice ha inoltre aggiunto la possibilità che faccia richiesta per l’acquisizione dell’audio di Franco.

A gettare pesantissime ombre sull’esito di quel processo è stata un’intercettazione telefonica tra Berlusconi e Franco, mandata in onda nel corso della trasmissione Quarto Grado, in cui si sente il giudice affermare che il Cavaliere è stato condannato a priori perché reputato un “mascalzone”. “Hanno fatto una porcheria”, “l’impressione è che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”.

Immediata la reazione da parte degli esponenti di Forza Italia che gridano ad un vero e proprio complotto ai danni del Cavaliere e che ora pretendono la ricerca della verità; ad alzare la voce per primo è Antonio Tajani, secondo cui la sentenza sarebbe stata pilotata perché vi era l’intenzione di colpire Berlusconi per via giudiziaria visto che non lo si poteva battere con le elezioni.

Il vicepresidente di FI ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare per fare chiarezza sulla vicenda, mentre da Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo FI e al Senato, è arrivata la proposta di nominare il Cavaliere senatore a vita.

L’intercettazione ambientale di Franco ha innescato anche una guerra tra le toghe anti Berlusconi: Esposito avrebbe subìto pressioni dalla procura milanese per condannare il Cavaliere, dopo che il figlio era stato indagato per essere stato trovato in possesso di droga nella sua abitazione. Secca la smentita del giudice, che dichiara di non aver mai avuto alcun contatto dalla Procura della Repubblica di Milano, ne’ di aver mai subìto pressioni.

Gestione cookie