Da eroi a imputati, la vita dei medici ai tempi del Coronavirus

“Se quello che abbiamo vissuto ci è sembrato un incubo, questo epilogo lo è ancora di più”. Da eroi a sospettati, i 19 medici dell’Ospedale di Pavia.

medici accusati per Coronavirus ospedale Pavia

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, scriveva Tomasi di Lampedusa nel suo famoso romanzo, Il Gattopardo, per descrivere l’incoerenza dell’animo umano, incapace di cambiare davvero nel profondo.

Riportando la citazione ai tempi del Covid-19, questo è quello che è successo ai medici del pronto soccorso dell’Ospedale San Matteo di Pavia, in prima linea nella lotta al virus, eroi ai tempi del picco pandemico, quando la struttura registrava 300 accessi al giorno; oggi ricevono richiami, segnalazioni, esposti in Procura.

Sono sorpresi, delusi, arrabbiati, i 19 medici che in una lettera alla Provincia Pavese hanno voluto denunciare pubblicamente il loro disappunto per quello che sta accadendo. Il professor Perlini, responsabile del reparto, spiega come “il cambio di atteggiamento si vede in tv, si sente, si percepisce nelle piazze” e come tutto questo sia avvilente e frustrante.

Ricordano di non essersi mai sentiti degli eroi, “perché gli eroi scoprono di avere dei super poteri, noi invece no, solo tante paure e fragilità: la paura di essere inadeguati, di non farcela, di crollare…”.

Oggi si cerca solo di individuare i responsabili e si ha la sensazione di essere sul banco degli imputati, puntualizza il professor Perlini. “Io invece vorrei ripartire dal rispetto e dalla solidarietà che era nata in quei giorni bui. Ci sono state molte tragedie, posso capire la rabbia delle famiglie, ma non cerchiamo a tutti i costi un colpevole”.

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