Il neo sindaco di Lione, Doucet: “Tav inutile, fermatela”

Grégory Doucet, neo sindaco di Lione, ecologista e con opinioni ben chiare sul progetto Tav.

Grégory Doucet sindaco di Lione no Tav

L’ecologista Grégory Doucet, 46 anni, è il nuovo sindaco della terza città di Francia (500mi1a abitanti e 1,4 milioni nell’area metropolitana), una delle più ricche e un polo industriale che funziona, portato ad esempio a tante aree in crisi nel Nord o nell’Est del Paese. Neofita della politica (ma tesserato nei verdi già dal 2007), Doucet si è laureato alla scuola di business di Rouen, per lavorare poi (da una ventina d’anni) solo in Ong umanitarie, anche all’estero (dal 2010 in Handicap International: fino a pochi mesi fa gestiva 500 persone e coordinava le attività nell’Africa dell’Ovest).

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Il rilancio con la Tav? Assurdo

Un uomo calmo, costruttivo, dall’aria rassicurante, con idee molto precise. Anche sulla Tav di cui ha una chiara opinione in merito: «Fra le nostre città esiste già un’infrastruttura ferroviaria, che è sufficiente, ed è su quella che dovremmo investire. La Francia ha iniettato troppi pochi fondi sul trasporto merci su rotaia a livello nazionale. E ora vogliono farci credere che con la Tav rilanceremo l’attività. Ma è assurdo». E ha aggiunto: «Se valorizzata, la linea che già corre fra Lione e Torino è sufficiente per i treni che vi devono circolare. Ecco, investiamo prima lì e nel resto della Francia».

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I lavori in corso, un progetto sbagliato

«Non bisogna insistere su un progetto sbagliato. E la scelta peggiore. Bisogna fermare la Tav». Doucet che come sindaco di Lione, non ha alcune influenza su questa decisione, ha infatti precisato: «So che non dipende da me, né dal sindaco di Torino. Sono i due governi e l’Europa a decidere. Ma ora che sono alla guida della mia città, credo di dover dire la mia opinione».

Un compromesso tra ecologia ed economia

Il neo sindaco, visto come un fanatico dell’ambientalismo, appena eletto ha dichiarato che l’ecologia non deve essere necessariamente una nemica dell’economia. Da questa sua affermazione si intuisce forse la ricerca di un compromesso tra le due cose, il sindaco spiega la sua visione in merito: «Diciamo che voglio accompagnare le imprese verso la transizione ecologica, dobbiamo andare insieme nella stessa direzione. Alcune sono già molto impegnate in questo senso, altre invece nicchiano e accusano forti ritardi. Nel periodo del confinamento, ad esempio, si è sviluppato molto il lavoro a distanza e oggi in tanti, pure a Lione, vogliono beneficiare di questo strumento. Ebbene, in quanto sindaco voglio prendere misure che lo favoriscano, perché può ridurre la pressione sui trasporti pubblici e il ricorso alle auto», riguardo a possibili provvedimenti da prendere già nell’immediato si è così espresso: «Aiutare il mondo dell’arte e della cultura, così importante per Lione, anche a fini turistici, con un fondo d’emergenza di quattro milioni. E permettere ai bar e ristoranti di espandersi sui marciapiedi e sul suolo pubblico, per aiutarli in questa fase difficile. Poi uno dei nostri obiettivi principali è ridurre l’inquinamento, un grosso problema a Lione. Vogliamo rendere la città percorribile a piedi e in bicicletta al 100% e sviluppare i piccoli autobus sui brevi tragitti».

Chi ha scelto lui ha votato contro Macron?

Lione è sempre stata una città fondamentalmente centrista. E negli ultimi anni era diventata un feudo di Macron. Sorge spontaneo domandarsi se, chi ha scelto il nuovo sindaco di Lione, abbia votato contro il Presidente: «Non abbiamo costruito la nostra campagna contro Macron o contro qualcosa in generale. Ma in modo positivo, promettendo più benessere ai cittadini e una migliore qualità di vita. Loro vogliono fatti, non parole. Certo, il fatto che il presidente abbia lanciato l’appello «make our planet again» e poi abbia trascorso gli ultimi tre anni a fare ben poco per l’ecologia ha favorito un candidato verde come me. Perché i cittadini quello chiedono, più ecologia. Agli inizi lui aveva scelto come ministro responsabile del settore Nicolas Hulot, l’ambientalista più popolare in Francia. E lui ha lasciato il governo sbattendo la porta, dicendo che non lo lasciavano lavorare. Ora, dopo la vittoria di tanti candidati verdi alle municipali in tutta la Francia, Macron, già dal giorno dopo, si è riattivato sui temi ecologici. Ma non è credibile».

L’estrema sinistra nei palazzi del potere di Lione

C’è chi, ironicamente, paragoni Grégory Doucet ad un cocomero, verde fuori e rosso dentro, per aver raccolto intorno a sé una vasta coalizione sinistra – verdi. Potrebbe dunque accadere, che l’estrema sinistra acceda ai palazzi del potere della borghesissima Lione. «Quel paragone piacerebbe tanto al mio figlio più piccolo, di sette anni, perché lui adora il cocomero. Parliamoci seriamente e in maniera franca: dato che l’aspirazione alla giustizia sociale mi ha accompagnato tutta la vita, non devo essere per forza “rosso”. L’ecologia non è proprietà esclusiva di nessuno. Ma neppure il sociale».

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