Due arresti per l’omicidio del pusher Luigi Moriconi, ucciso per aver violato due regole dell’associazione criminale di Villaggio Falcone.
A finire in manette per l’omicidio di Luigi Moriconi, il pusher di Villaggio Falcone assassinato lo scorso marzo, sono due giovani di 20 e 21 anni. I due detenuti presso gli istituti di detenzione di Roma, sono considerati responsabili della morte di Moriconi sulla base di nuovi elementi probatori emersi. L’uomo morì dopo un lungo periodo di degenza in ospedale durato quattro mesi, dove era stato ricoverato a seguito del brutale pestaggio subito da parte di alcuni esponenti della violenta organizzazione criminale operante nel quartiere di Villaggio Falcone, ad est della Capitale, che avrebbe “punito” Moriconi a colpi di mazza da baseball per un debito di droga. L’organizzazione è già stata disgregata lo scorso marzo a seguito dell’operazione denominata “Salvezza”, la quale ha portato all’arresto di 15 indagati, tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi, sequestro di persona a scopo di estorsione, estorsione, rapina e tentato omicidio.
In relazione all’indagine, i carabinieri della compagnia di Tivoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il tribunale di Roma nei confronti dei due indagati, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia. Difatti, come scrive il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento restrittivo: “Le indagini hanno consentito di appurare come l’organizzazione fosse adusa a tali prassi, procedendo a sistematici pestaggi dei manchevoli ed alla chiusura degli stessi all’interno di un sottoscala dove, senza acqua né cibo, erano costretti ad estenuanti turni di spaccio. Entrambi gli indagati risponderanno di omicidio preterintenzionale in concorso. Il ventunenne come mandante ed il ventenne come uno degli esecutori”.
Il reato è maturato nell’ambito dell’attività di spaccio organizzata del sodalizio criminale, sodalizio all’interno del quale vigono ruoli e regole di condotta ben precise. In particolar modo, il gip ha dichiarato che: “A Moriconi venivano contestati due tipi di condotte contrarie alle finalità dell’associazione, da un lato il ripetuto abbandono del posto di lavoro come pusher/vedetta, circostanza che metteva in pericolo l’attività dell’associazione, dall’altro risultava un ammanco di denaro proveniente dall’attività di spaccio di cui il Moriconi era ritenuto responsabile”.
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