Il Governo sta lavorando al decreto Semplificazioni in vista del Consiglio dei ministri che avrà luogo a breve. Intanto arriva la bozza 48 articoli che abbracciano le problematiche della pubblica amministrazione, contratti pubblici, green economy ed edilizia. A proposito del primo punto, quali saranno gli effetti sulla Pa?
Il Governo, all’opera per definire il decreto Semplificazioni, lancia una prima bozza, che sembra contenere importanti novità. Il decreto sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri a metà della prossima settimana. Intanto si delineano le prime tematiche: contratti pubblici, edilizia, green economy e, ultima ma non ultima, la pubblica amministrazione. Proprio oggi ci sarà un vertice di maggioranza per un primo esame del testo. Sono tante le aspettative, sottolineate anche da Roberto Chieppa, il segretario generale della presidenza del Consiglio che sulle opere pubbliche ha affermato: quanto contenuto del decreto è una cura shock per le infrastrutture con corsie veloci, grazie a una radicale riduzione delle tempistiche ordinarie e a un più largo accesso a procedure eccezionali e deroghe.
Sembra che sia stato trovato il compromesso tra un M5s in attesa di smantellare il Codice degli appalti e un Pd pronto a difenderlo. Il decreto Semplificazioni, infatti, non demolirà formalmente il Codice, piuttosto ne garantirà una maggiore flessibilità. Dall’altro lato, è escluso l’utilizzo frequente di commissari straordinari: saranno le stesse stazioni appaltanti ad essere investite di poteri straordinari. Intanto, il compromesso non sembra soddisfare tutti, e arrivano le prime richieste di correzione e adeguamento.
Molte le modifiche anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione più nello specifico. Il progetto sarebbe di digitalizzare tutti i servizi tramite la Spid, la carta d’identità elettronica. Questo anche per consentire una maggiore e migliore adesione allo smart working. Tant’è che il decreto sembra anche consentire alle pubbliche amministrazioni di “sviluppare i propri sistemi con modalità idonee a consentire l’accesso da remoto ai propri dipendenti e favorire così il lavoro agile (smartworking)”. Ma per farlo, sarà necessario un elemento unificatore, un codice di condotta tecnologica. Per questo vanno definire ”regole omogenee per tutte le Pa, per gli acquisti Ict, per lo sviluppo dei sistemi e per la progettazione e realizzazione dei servizi digitali ai cittadini, con regole per la formazione tecnologica dei pubblici dipendenti ed esperti che affianchino i progetti di trasformazione digitale delle amministrazioni”. Un’accelerazione è prevista, in questo senso, anche sulle Pec e sul domicilio digitale, rafforzati per tutte le comunicazioni tra professionisti e pubblica amministrazione, e nei rapporti interni alla pubblica amministrazione stessa.
Oltre alla digitalizzazione, il decreto prevede anche riforme relative alla “condotta”, come quelle riguardanti gli atti tardivi e il silenzio assenso. Il tema tocca soprattutto la problematica relativa ai ritardi. Lo scopo è di evitare l’attesa prolungata di un atto ufficiale di dissenso, anche oltre il limite di tempo convenuto. Così, si cercherà di garantire la piena applicazione della regola del “silenzio assenso” una volta scaduti i termini concordati. Su questo tema, un altro proposito ancora in via di definizione: la creazione di una definizione più precisa del reato di abuso d’ufficio. L’idea è di delineare “in maniera più compiuta la condotta rilevante ai fini del reato di abuso di ufficio” rispetto all’attuale formulazione dell’articolo 323 del codice penale “che fa genericamente riferimento alla violazione di norme di legge odi regolamento”.
La novità arriva anche per le opere pubbliche, per le quali è stato predisposto un regime straordinario della durata di un anno intero, fino al 31 luglio 2021. Le opere sotto i 5 milioni verranno affidate senza gare fino a quella data. Stessa cosa per le opere sopra i 5 milioni ma considerate urgenti in senso sanitario ed economico. E così, si lavora a una lista di opere prioritarie che usufruiranno di una corsia veloce, riservata anche al processo organizzativo delle opere. Poi, l’ideazione di una corsia ultraveloce, questa volta rivolta alle opere legate alla green economy e alla creazione della banda larga.
Al momento non è previsto, però, un indennizzo per tutti coloro che subiscono ritardi pesanti. E a proposito di tempistiche, il decreto prevede anche un taglio netto sui tempi morti provocati dai ricorsi giurisdizionali. Spetterà alle amministrazioni il compito di aggiudicare l’appalto in assenza di decisioni del giudice che muovono in senso contrario. L’idea è di eliminare, in questo modo, una tendenza tipica dell Pa: la paura di aggiudicare un appalto anche in presenza di una chiara sentenza del Tar di rigetto del ricorso.
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