WASHINGTON, DC - JUNE 24: U.S. President Donald Trump speaks during a press conference with Polish President Andrzej Duda in the Rose Garden of the White House on June 24, 2020 in Washington, DC. Duda, who faces a tight re-election contest in four days, is Trump's first world leader visit from overseas since the coronavirus pandemic began. (Photo by Drew Angerer/Getty Images)
E’ una vera e propria dichiarazione di guerra quella dell’Iran nei confronti di Donald Trump.
Ali Alqasimehr, procuratore di Teheran, parlando con i giornalisti, ha spiegato che le accuse sono “di omicidio e terrorismo” e che il processo contro Trump andrà avanti anche dopo la fine della sua presidenza. Non ha rivelato al momento chi siano gli altri oltre 30 ricercati, ma ha precisato che l’Iran ha inoltrato una richiesta di collaborazione all’Interpol perché emetta un “red notice”, una allerta rossa per i ricercati sotto accusa, ovvero il livello di allerta più alto dell’agenzia. Questa procedura non obbliga gli Stati che aderiscono all’Interpol ad arrestare o a estradare i sospettati.
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Soleimani, comandante di un corpo speciale dei Guardiani della rivoluzione (Pasdaran) iraniani, che si occupa delle operazioni all’estero, considerato dal presidente americano “il peggiore dei terroristi”. L’Iran ha chiesto aiuto all’Interpol affinché i responsabili dell’uccisione vengano puniti per “omicidio e terrorismo”, dando il via a un inasprimento della tensione tra i due Paesi.
Nell’aprile del 2019, l’amministrazione Trump aveva inserito l’intero corpo dei Pasdaran, che in Iran è più potente dell’esercito regolare e dipende direttamente dal Leader supremo, Khamenei, nell’elenco delle organizzazioni terroristiche che minacciano la sicurezza nazionale americana. L’anno prima Trump aveva deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015.
La morte di Soleimani è arrivata dopo mesi di attrito tra Teheran e Washington, nello stretto di Hormuz e in Iraq, culminate a fine dicembre con l’assedio di alcune centinaia di uomini delle milizie irachene filo-Iran all’ambasciata americana a Baghdad.
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