Glasgow, attacco in hotel: l’assalitore era un richiedente asilo

(Foto di Jeff J Mitchell, da Getty Images)
A Glasgow, in Scozia, tre giorni fa ha avuto luogo un violento attentato all’interno di un albergo usato per dare un alloggio ai richiedenti asilo. L’attentato ha portato a sei persone colpite. Poi la morte del presunto killer per mano della polizia.

E’ quanto avvenuto a Glasgow appena tre giorni fa: un uomo di origine sudanese è stato autore di un attentato lungo la scalinata del Park Inn Radisson hotel, un albergo lungo la West George Street che, durante i mesi di emergenza coronavirus, ha accolto diversi richiedenti asilo. L’attacco è stato inferto a colpi di fendente ai danni di sei persone. Colpito anche un poliziotto. Poi l’arrivo dei reparti armati che hanno bloccato l’attentatore con due proiettili, uccidendolo. A fornire informazioni sull’accaduto la Greater Glasgow Police, che su Twitter aveva riferito: le sei persone ricoverate si trovano in “condizioni critiche, ma stabili”. Ora arrivano le prime informazioni sull’identità dell’attentatore. Dopo il tragico evento, infatti, le indagini hanno proseguito per comprendere innanzitutto la natura dell’attentato. Inizialmente sarebbe stata esclusa l’ipotesi di una matrice terrorista, secondo quanto comunicato in un primo momento dal primo ministro del Governo locale scozzese, Nicola Sturgeon. La Sturgeon aveva poi fatto sapere di non aver escluso nessuna pista, né quella relativa a motivi privati, a uno scontro interno tra profughi o a un raptus.
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Ora, le prime informazioni. Gli inquirenti scozzesi avrebbero infatti controllato i documenti del ministero dell’Interno nazionale, in modo da stabilire con maggiore precisione l’identità dell’attentatore. L’uomo, di nome Badreddin Abadlla Adam aveva 28 anni ed era un richiedente asilo sudanese. Era un ospite dell’albergo nel quale ha poi compiuto l’attentato. Stando a quanto emerso dalle indagini, l’uomo si sarebbe più volte lamentato per il trattamento ricevuto in hotel. Più in particolare, ad infastidire l’uomo, sarebbe stato il “rumore” presente nell’albergo che (con una capienza massima di 91 camere) era arrivato a contenere un centinaio di persone. Già la notte prima dell’attentato sarebbe scattato un primo allarme dai suoi compagni di stanza: l’uomo presentava segni di squilibrio mentale. Poi la telefonata di Adam all’avvocato durante la quale, poco prima dell’attentato, il sudanese aveva riferito il proprio disagio psichico. Ma le rassicurazioni dell’avvocato non sono bastate a placare un’instabilità psichica già compromessa. Queste le prime informazioni emerse, alle quali verranno aggiunti ulteriori aggiornamenti nel corso delle indagini che, comunque, proseguiranno. Questi primi dati, intanto, sembrano confermare la presenza di un atto non di matrice terroristica. Nel frattempo si attende di conoscere lo stato di salute dei 6 feriti (un poliziotto in condizioni critiche, tre richiedenti asilo e due dipendenti dell’hotel).