Il ministro della Salute parla di patto con le regioni per la riapertura delle scuole. “Faremo test sierologici al personale all’inizio oppure tamponi molecolari a campione durante l’anno scolastico”, svela Roberto Speranza.
Roberto Speranza riapre le scuole. Potrebbe essere riassunto così quanto è avvenuto nelle scorse ore, con il ministro della Salute che ha siglato un accordo importante. Un accordo che lo stesso Speranza ribattezza come “patto con le Regioni”, per far sì che dopo la fine dell’estate i ragazzi, gli insegnanti e il personale scolastico possa tornare negli edifici per il prossimo anno scolastico. Il tutto dopo aver vissuto settimane tribolate tra lezioni da remoto e il dubbio anche sugli esami di maturità, che però si svolgeranno regolarmente in loco.
In un’intervista rilasciata per il Messaggero, Roberto Speranza ha sottolineato quanto sia importante per il Paese far sì che i ragazzi tornino nelle classi. “Per noi la riapertura delle scuole è fondamentale – ha dichiarato il ministro – . Ma in piena sicurezza. Abbiamo fatto un primo passo importante con l’accordo sulle linee guida con Regioni, Province e Comuni, guai a immaginare divisioni su un tema che interessa milioni di famiglie”. E sulle mascherine per i bambini al di sotto dei sei anni, Speranza sottolinea che ne è stato fatto “un uso appropriato a seconda del quadro epidemiologico”.
Roberto Speranza fa capire di non temere la famigerata seconda ondata, entrata nelle nostre case prima di una sua reale presenza. “Sono fiducioso – dichiara – , lavoreremo per garantire da una parte il ritorno alle lezioni, dall’altra la sicurezza. Abbiamo previsto un altro miliardo di euro per la scuola per trasformare questa crisi in una opportunità”. E punta su un aspetto che si è perso nel tempo, ovvero “un rapporto sistemico tra le scuole e i dipartimenti di prevenzione delle Asl”. Per questo motivo il ministro sottolinea l’importanza di una collaborazione tra il mondo della scuola e quello della sanità.
Ma quali sono le misure di sicurezza che verranno applicate a scuola? “Sarà garantita, come richiesto dal Comitato tecnico scientifico, la distanza di un metro tra gli studenti – svela il ministro – . Gli investimenti serviranno per il personale e anche a reperire locali laddove siano insufficienti. Dovremo evitare gli assembramenti anche con ingressi scaglionati se necessario”. Sull’utilizzo delle mascherine da parte degli studenti, Speranza parla di un confronto con il Comitato tecnico scientifico, previsto un paio di settimane prima del via alle lezioni. “Studieremo i numeri dell’epidemia e potremmo pensare anche a provvedimenti differenti da regione a regione”, svela in tal senso.
Ma prima di far partire le lezioni, è necessario mettere in sicurezza le scuole e i suoi dipendenti. Roberto Speranza fa capire che c’è un piano anche per questo: “Stiamo lavorando su due idee del Cts: test sierologici al personale prima della riapertura; tamponi molecolari a campione durante l’anno scolastico. Vorrei far passare un messaggio: la scuola è la priorità assoluta, lavoreremo con tutte le energie per la riapertura in sicurezza”.
L’intervista al ministro Speranza prosegue parlando del focolaio di Mondragone. Non sembrano esserci motivi per spaventarsi oltremodo: “Il virus non è scomparso, ma abbiamo nelle regioni un sistema di monitoraggio più rapido ed efficace che ci consente di individuare i problemi”. Per questo motivo esiste la convinzione di una maggiore capacità di fronteggiare una seconda ondata: “Ora conosciamo meglio il nemico, a febbraio il nostro personale sanitario inevitabilmente non lo conosceva. Ora possiamo combatterlo meglio. Stiamo cercando il virus, anche con i test sierologici, questo ci aiuterà”.
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Infine Roberto Speranza parla in difesa dei provvedimenti presi dal Governo durante la fase più critica dell’emergenza. E ribadisce l’intenzione di non anticipare la riapertura delle frontiere, soprattutto per i Paesi extra-europei: “Le nostre scelte, dolorose, sono state giuste. Le assicuro che non è stato facile, ogni volta, per me o per il Presidente del Consiglio, firmare le ordinanze nei giorni più drammatici. Anche per questo, per noi resta valido il Dpcm che prevede, fino al 15 luglio, quarantena obbligatoria per chi proviene da paesi extra europei”.
Chiusura d’obbligo dedicata al vaccino. Roberto Speranza svela numeri importanti per il nostro Paese, dopo l’accordo siglato nei giorni scorsi: “Sono 400 milioni di dosi, 60 prima della fine del 2020. Se si rivelerà efficace, le prime dosi andranno a personale sanitario, anziani e soggetti fragili. Ovviamente, non c’è ancora certezza del risultato e stiamo valutando anche altri vaccini, con la Commissione europea, che saranno pronti nel 2021. Il vaccino è la vera soluzione a questa pandemia; se arriverà, in tempi che non hanno precedenti per rapidità, gli italiani lo avranno e lo avranno gratuitamente”.