Il presidente del Senato Alberti Casellati si esprime sul alcuni temi caldi della polica: dall’istruzione alla giustizia, dall’Europa alla Germania.
Maria Elisabetta Alberti Casellati presiede il Senato dal 2018. Sono stati due anni caldi quelli della sua reggenza, dove i grandi problemi del Paese si sono specchiati nell’emiciclo di cui lei è presidente. Lavoro, burocrazia, giustizia: la pandemia ha evidenziato tutte quelle criticità che già da tempo solcavano l’Italia. E per Maria Elisabetta Alberti Casellati è giunto il momento di agire per risolvere quei problemi così prepotentemente riaffiorati con l’emergenza Covid.
Il Paese deve ripartire, ma non sempre la politica è riuscita a proporre soluzioni valide. C’è la volontà di fare di più nelle parole del presidente del Senato, la volontà di aiutare concretamente tutti quei cittadini che, anche nelle evidenti difficoltà, non si sono mai arresi. “Fare di più e meglio non è una possibilità, ma una scelta obbligata. Ho visto una risposta straordinaria degli italiani che si sono subito rimboccati le maniche per ripartire.” – ha detto Alberti Casellati.
Per il presidente del Senato la ripartenza economia del nostro Paese ferito dal lockdown passa per uno sfoltimento della burocrazia. “Per scongiurare il rischio di un crollo del Pil così drammatico è necessario eliminare i ritardi della burocrazia, le troppe carte amministrative e dare prospettiva e futuro mettendo soldi subito nelle tasche degli italiani”. Parole che enunciano delle linee guida chiare. Più lavoro, più ricchezza, meno rallentamenti nell’amministrazione: questi gli ingredienti del presidente del Senato per ripartire.
Alberti Casellati non fa mistero di quale sia, secondo lei, il grande errore commesso dalla politica italiana negli ultimi mesi: l’indecisione. “Mi preoccupa l’incertezza che porta a non-decisioni e quindi ad una mancata assunzione di responsabilità. Emblematica è la situazione della scuola tra chiusure prima, riaperture poi. Tra riaperture totali, parziali, alternate, a gruppi, a turni, per poi finire per scaricare tutto sulle spalle delle regioni o dei presidi. La stessa incertezza che coinvolge il mondo delle attività produttive che finisce per fare viaggiare l’economia alla velocità di un inutile monopattino”. Questa l’accusa del presidente dell’emiciclo.
E proprio al tema caldo delle riaperture delle scuole Alberti Casellati dedica un commento più ampio, sottolineando con forza la necessità di non far pesare la didattica a distanza sulle possibilità lavorative delle famiglie e in particolare delle donne. “Un Paese che non si occupa dei giovani non ha futuro. Per loro, che sono stati gli invisibili dell’emergenza, per le famiglie e per le donne, la scuola è una priorità assoluta. A settembre, tutti in classe in sicurezza, perché la scuola non è solo didattica davanti al computer, ma è socialità, è dialogo, il luogo di confronto e di crescita. E poi le donne con l’incertezza e la confusione sulla riapertura delle scuole non possono essere ricacciate in casa tra figli, anziani, lavori domestici e professione. Così si torna indietro di cinquant’anni rispetto al percorso di emancipazione femminile“.
Il presidente del Senato non risparmia critiche neanche sulle posizioni espresse dalla Germania riguardo il piano di aiuti per la ripartenza. “Oggi le dichiarazioni della Merkel evidenziano che non c’è un cambio di paradigma della Germania per un’Europa protagonista vicina alle persone e capace di andare oltre gli egoismi nazionali e ogni tentazione sovranista. Io però continuo a sperare che la Merkel, con la sensibilità di una donna, immagini una Europa solidale e inclusiva durante la sua guida nel semestre tedesco di presidenza dell’UE” – afferma Alberti Castellati. Nel suo commento, amaro per il lavoro svolto finora, c’è la speranza che la situazione europea e i rapporti con la Germania migliorino in futuro.
Infine Maria Alberti Elisabetta Casellati si esprime su un altro grande tema che negli ultimi mesi ha fatto largamente parlare di sé: la giustizia. Secondo il presidente del Sensato lo scandalo legato a Palmara è solo la diretta conseguenza di un sistema giudiziario che non funziona e che va quindi fortemente riformato. “Per prima ho detto che non c’è un caso Palamara. C’è il caso della giustizia italiana grave e da risolvere in fretta, perché i cittadini hanno bisogno della certezza del diritto. Quello che è successo al Csm dimostra che è urgente intervenire sulle riforme, sulla separazione delle carriere, sulla non obbligatorietà dell’azione penale, sulla durata dei processi. Sta qui la vera patologia”.
E conclude: ” Se non affrontiamo questi problemi rischiamo di penalizzare i tanti magistrati che pensano solo a fare bene il proprio lavoro. Non vorrei però che tutto questo parlare di cambiamento fosse un modo gattopardesco per far sì che tutto cambi per non cambiare niente”.
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