Il viceministro della Salute Paolo Sileri, nel corso di una intervista, esclude una possibile seconda ondata violenta come la prima: ci saranno focolai sparsi. Ma il virus c’è ancora.
Nel corso di una intervista con FanPage il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri fa il punto della situazione in Italia rispetto la pandemia di coronavirus. “L’attuale dibattito si incentra sulla seconda ondata” spiega Sileri, “anche perchè adesso il virus lo conosciamo un pò meglio“. La paura di tanti è che possa succedere quello che abbiamo visto accadere tra la fine di febbraio e marzo: migliaia di infetti e centinaia di morti ogni giorno, con tutte le conseguenze che quella situazione ha portato con sè: ospedali e terapie intensive piene ed inagibili, restrizioni, lockdown. Su questo il viceministro sembra essere certo: “Quando si parla di seconda ondata è chiaro che uno torna indietro e pensa a mille morti al giorno, alle migliaia di malati ogni giorno, agli ospedali che non riescono ad accettare tutti i pazienti. Ora, questa evenienza sebbene possibile appare oggi poco probabile perchè il virus circola molto meno“ spiega Sileri. “La chiusura dell’Italia, il lockdown che noi abbiamo attuato precocemente rispetto ad altri paesi dove il virus ha iniziato a circolare più o meno nello stesso periodo ha consentito di salvare migliaia di vite, e ha anche consentito di avere oggi il virus che circola molto poco perchè siamo noi ad aver circolato poco, abbiamo inizato ad usare le mascherine, a lavarci le mani, a tenere le distanze gli uni dagli altri. Sulla base di tutto questo il virus trova meno possibilità di diffusione”.
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Il viceministro entra poi nel merito dell’attuale dibattito – a volte molto acceso – all’interno della comunità scientifica: il virus ha perso forza o no? “Non è scientificamente dimostrato che il virus abbia perso di ‘cattiveria‘” commenta Sileri. “Vedremo se in futuro lo sarà: ma di sicuro è dimostrato che ha perso in capacità di diffusione, lo verifichiamo dai numeri che ogni giorno osserviamo. Per quanto poi riguarda la clinica” prosegue il ministro “è evidente che i posti in terapia intensiva si stanno progressivamente svuotando, sono tantissime le regioni che ormai non hanno ricoverati in terapia intensiva, così come i posti letto occupati in pneumologia e nei reparti di malattie infettive si stanno molto riducendo, si sono più che dimezzati negli scorsi dieci giorni”. Sulla base di queste considerazioni, una eventuale seconda ondata potrebbe essere molto meno aggressiva, o almeno più facilmente gestibile rispetto la prima: “Se dovessi pensare ad una seconda ondata” prosegue Sileri “mi viene in mente una situazione con dei focolai che esplodono, come quelli che stiamo osservando: a Mondragone, in Campania, oppure a Bologna. E ce ne saranno altri: ma se verranno ben gestiti individuando i positivi, isolandoli e impedendo al virus di fuoriuscire da queste aree saranno sotto controllo”. “E’ questo” conclude il viceministro “ciò che cercavamo di ottenere chiudendo l’Italia e mettendo tutto sotto controllo. Controllare la diffusione del virus, che non ha più quella diffusione ‘tsunami’ che abbiamo visto in Lombardia e nelle regioni del Nord vuol dire gestire dei focolai che in questo momento sono tutti ben controllabili”.
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