Foto IPP/picture alliance/Jens Büttner Berlino 18.06.2018 Incontro politico Germania Italia nella foto il premier del governo italiano Giuseppe Conte con la cancelliera tedesca Angela Merkel - WARNING AVAILABLE ONLY FOR ITALIAN MARKET - Italy Photo Press -
Durante un’intervista alla Stampa, Angela Merkel invita l’Italia a ricorrere a strumenti e risorse europee quali il Mes o il Sure. Giuseppe Conte: “La rispetto, ma decidiamo noi”.
“Non abbiamo messo a disposizione degli Stati strumenti come il Mes o Sure perché restino inutilizzati”: afferma la Cancelliera Angela Merkel durante un’intervista alla Stampa, scatenando una mini crisi diplomatica tra Roma e Berlino. A reagire duramente è il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che interpellato a Palazzo Chigi durante una conferenza stampa sulla scuola, si mostra visibilmente irritato con la Cancelliera: “Io rispetto Merkel, ma a far di conto per l’Italia ci sono io, con Gualtieri, i tecnici del Mefe, i ministri. Ci stiamo predisponendo per presentare il Recovery plan a settembre, a questo è servito il confronto agli Stati generali”. Conte sa bene che l’Italia prima o poi dovrà accedere al fondo. Quei trentasei miliardi per la sanità sono vitali e offerti per di più a tassi ultra favorevoli. Il premier, però, è convinto che la decisione vada costruita politicamente nella maggioranza, con pazienza e senza strappi e che non possa sembrare imposta o anche solo consigliata dal governo tedesco. In particolar modo, il Premier italiano teme le tensioni nella sua maggioranza, già a rischio scissione e per questo si inalbera e afferma: “Ho il dovere di mettere al primo posto l’interesse nazionale”.
L’attenzione del Presidente del Consiglio è concentrata in primo luogo sulle dinamiche interne, a partire dallo scontro sull’Iva. Vorrebbe abbassare l’imposta, nonostante le resistenze di Franceschini e del Pd e farlo per rilanciare i consumi immobili. In vista del Consiglio europeo è anche deciso a battere i pugni per evitare che i Paesi nordici, i cosiddetti “frugali”, possano rosicchiare una quota dei 172 miliardi che il piano della Commissione prevede. Ecco perché il timore, non tanto che Bruxelles punti a indebolirlo per affidare a un altro Premier italiano la gestione della ricostruzione, quanto per difendere le risorse per digitalizzazione e green di cui il suo governo ha disperato bisogno per poter durare.
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