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Cronaca

Nanoparticelle d’oro salva-neuroni aprono a nuove terapie

Lecce nel team di ricerca: sviluppate in laboratorio nanoparticelle d’oro in grado di contrastare malattie neurodegenerative e demenze.

Nanoparticelle d’oro riescono a salvare i neuroni dalla morte e aprono nuove prospettive sia per le malattie  neurodegenerative, come l’Alzheimer e la corea di Huntington,  sia per quelle neurologiche, come epilessia e ictus,  sia per i  traumi cerebrali. Sono il risultato della ricerca internazionale pubblicata sulla rivista  della Società Americana di Chimica (ACS Nano), coordinata dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Lecce sotto la guida di Roberto Fiammengo. Ricerca alla quale hanno collaborato anche l’Università di Genova, l’Imperial College, il King’s College di Londra, il Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’IIT di Genova e l’Istituto Max Planck per la Ricerca Medica a Heidelberg.

“Abbiamo sviluppato nanoparticelle con proprietà uniche e necessarie per dare una risposta alle indicazioni dei colleghi neurobiologi e fisiologi”: spiega Fiammengo. Circa 50 volte più grandi delle molecole alla base dei farmaci classici, le nanoparticelle riescono a bloccare in maniera selettiva i recettori localizzati all’esterno delle sinapsi, ossia delle strutture che permettono la comunicazione tra le cellule nervose. Uno speciale rivestimento permette inoltre di mantenere inalterata la corretta trasmissione dei segnali nervosi, evitando l’eccessiva attivazione che induce i neuroni alla morte. È in questo modo che viene contrastata l’azione del glutammato, il neurotrasmettitore normalmente coinvolto nella comunicazione tra i neuroni, ma che in alcuni casi può stimolarli eccessivamente fino a causarne la degenerazione e la morte.

Secondo l’Istituto Italiano di Tecnologia, i risultati ottenuti da questa ricerca gettano le basi per trattare le malattie neurologiche che hanno alla base l’eccessivo rilascio di glutammato. In particolare, la possibilità di bloccare i recettori all’esterno delle sinapsi senza interferire con la trasmissione dei segnali, apre promettenti prospettive di terapie mirate e prive di importanti effetti collaterali. “Anche se le nanoparticelle non sono ancora utilizzabili in terapia, questo studio evidenzia che le nanotecnologie possono fornire indicazioni importanti per la cura di numerose patologie neurodegenerative e neuroinfiammatorie”: illustra Pierluigi Valente dell’Università di Genova, primo autore dell’articolo scientifico.

 

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