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Politica

Dl Giustizia, Sgarbi si ribella: trascinato via dall’Aula dai commessi

Vittorio Sgarbi è stato espulso dall’Aula di Montecitorio durante l’esame del decreto Giustizia di oggi: dopo aver opposto resistenza, è stato trascinato via di peso dai commessi.

foto via Il Messaggero

Altra sceneggiata, quella di cui è stato protagonista oggi Vittorio Sgarbi. Durante l’esame del decreto Giustizia tenutosi in Aula a Montecitorio – e il quale ha ricevuto il via libera definitivo con 256 sì, 159 voti contrari e 4 astenuti – il deputato è stato portato fuori letteralmente di peso, con quattro commessi che l’hanno trascinato per le braccia e le gambe nello scompiglio generale.

Insulti alle colleghe, Sgarbi trascinato via dall’Aula

Il tutto è scoppiato a seguito del suo discorso, colorato da diversi insulti lanciati ai suoi colleghi e mirati in particolar modo alle donne. Infatti, poco prima del voto finale sul decreto Giustizia, Sgarbi ha riferito che “quanto sta accadendo con le intercettazioni sul Csm è una nuova tangentopoli“, tanto da chiedere “una commissione parlamentare di inchiesta che indaghi su questa nuova tangentopoli, una ‘Palamaropoli‘”.

Dopo questa sua prima frecciata avvelenata, il deputato ha poi citato Francesco Cossiga, che “definì l’Associazione Nazionale Magistrati come una associazione a delinquere mafiosa“. Una citazione, questa, che ha scatenato la reazione di Giusi Bartolozzi, deputata di Forza Italia e magistrato. “Che si dica che la magistratura tutta sia mafiosa mi fa inorridire”, ha infatti tuonato Bartolozzi, scatenando a sua volta l’ira e la violenza verbale di Sgarbi.

La vicepresidente Mara Carfagna, a quel punto, ha invitato più volte il deputato all’ordine ma, nonostante i richiami, egli ha continuato a lanciare parolacce nei confronti dei colleghi, prendendosela soprattutto con Giusi Bartolozzi (Fi) – che è stata ricoperta di “vaffanculo”, “stronza”, “troia” e altri epiteti incomprensibili provenienti dalle tribune.

E invitato per l’ennesima volta ad uscire, Sgarbi si è invece seduto prima negli scranni di Fratelli d’Italia, poi in quelli della Lega. L’espulsione da parte di Mara Carfagna, dunque, è scattata immediatamente. “Non può offendere i suoi colleghi, non può pronunciare parolacce“, ha infatti detto al deputato la vicepresidente, tra gli applausi unanimi. Ma Sgarbi, contrario alla decisione della Carfagna e certamente non intenzionato ad abbandonare l’Emiciclo, è stato per questo trascinato via, a forza, da quattro commessi. Un’uscita di scena, la sua, sfilata a suon di “Vergogna, Vergogna!“, come urlato da diversi deputati mentre qualcun altro, invece, gli gridava “pagliaccio“.

Carfagna, dal canto suo, ha sentenziato: “Ha trasformato quest’Aula in uno show. Ha pronunciato parole irripetibili nei confronti di Bartolozzi e della presidenza. Il rispetto reciproco è assolutamente dovuto. Ascoltare insulti e improperi continui nei confronti di una donna è inaccettabile”.

foto via Il Messaggero

Solidarietà a Bartolozzi e Carfagna

“Non è la prima volta che il deputato Sgarbi usa l’Aula di Montecitorio per le sue invettive disonorevoli. Le parole contro i magistrati sono inaccettabili, inevitabile e giusta la sua espulsione. Solidarietà alla presidente di turno, Mara Carfagna, e alla deputata Giusi Bartolozzi, entrambe oggetto di gravi offese” ha pronunciato Francesca Businarolo, presidente della Commissione Giustizia della Camera e deputata del Movimento 5 Stelle.

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Ma la solidarietà è arrivata anche dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “Esprimo solidarietà alla deputata Bartolozzi e alla vicepresidente Carfagna a nome del Governo”. E anche il Pd e Leu condannano le parole di Sgarbi, accusando anche quel suo discorso fatto sui magistrati, e manifestando vicinanza nei confronti di Bartolozzi.

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Giulia Sarti (M5s), invece, ha definito Sgarbi come “indegno” di stare in Parlamento, con Fratelli d’Italia e Lega che ne condannano la sceneggiata pur sottolineando l’importanza del tema sollevato dal suo discorso, che si ricollega alla situazione del Csm con la pubblicazione delle intercettazioni. “Ferma condanna dei suoi toni, ma il tema della riforma della giustizia che ha sollevato deve essere esaminato e giusta è la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta“, ha infatti sostenuto il capogruppo della Lega Riccardo Molinari.

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