Corte dei Conti: “Reddito di cittadinanza deludente, solo il 2% trova lavoro”

La Corte dei Conti invita a chiudere la pagina dell’assistenzialismo e boccia il reddito di cittadinanza: “Solo il 2% trova collocazione lavorativa successiva”

Secondo la recente requisitoria orale del procuratore generale della Corte dei Conti, Fausta Di Grazia, il reddito di cittadinanza con a ruota quota 100 non hanno funzionato. Le due ‘svolte’ furono operate dal primo governo Conte (a guida Lega e Movimento 5 Stelle), ma secondo la Cdc non sono state all’altezza delle aspettative.

La Quota 100 è operativa dal 2019 (sperimentale fino al 2021), e ha l’obiettivo di consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti coloro che vantano almeno 38 anni di contributi con un’età anagrafica minima di 62 anni. Le parole di Di Grazia, pubblicate da “IlSole24Ore.it”, non premiano la misura. Evidenziata, invece, una magra risposta. “I risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella Relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro”. Nello specifico, ad oggi, sono state approvate 155.897 richieste di collocamento in quiescenza, circa il 69% delle domande presentate.

Uno scenario comunque meno drastico rispetto al reddito di cittadinanza, che non piace alla Corte dei Conti numeri alla mano. Il RDC è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. Si tratta di un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari. Nel contesto nazionale, presenta un quadro assai peggiore, lontano dagli obiettivi prefissati. Scrive il Sole 24 Ore. “Dai dati degli uffici di controllo – si legge – risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste. All’interno di questi numeri, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego”.

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“Se a dirlo è l’opposizione, è solo strumentalizzazione e campagna elettorale. Ora che a certificare il fallimento del Reddito di Cittadinanza è la Corte dei Conti, penso che sia venuto il momento di chiudere questa pagina di basso assistenzialismo e dirottare quelle risorse sulle vere emergenze della nazione”: il deputato e coordinatore veneto di Fratelli d’Italia commenta in maniera dura le indicazioni arrivate dalla Corte dei Conti con la parifica del bilancio dello Stato.

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“98 persone su 100 – aggiunge prendono soldi dallo Stato, 780 euro per non fare nulla, mentre questo Governo lascia un’elemosina di 600 euro alle partite Iva, alle imprese e ai professionisti. Il tutto mentre i lavoratori da mesi attendono il pagamento delle casse integrazioni. Si regolarizzano clandestini e si arruolano nuovi vigilanti contro gli assembramenti pur di mantenere lo status quo di chi dal divano campa a spese della comunità. I comuni non sanno più che inventarsi per fare le manutenzioni ma in barba alla legge non vengono ancora arruolati i percettori del reddito. Finiamola con questo assistenzialismo a danno della parte produttiva del paese, basta con la campagna elettorale fatta con i soldi di chi lavora. E’arrivato il momento di dire cancelliamo il reddito di cittadinanza e aiutiamo la vera economia”.

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