Episodi cruenti tra le varie famiglie del clan per gestire il traffico dell’usura. Le vittime rischiavano di passare di mano tra un esponente e l’altro.
Un fonte di reddito imprescindibile. Se la droga rappresenta un’entrata imponente per gli introiti del clan, sicuramente l’attività di usura non è mai stata da meno. Questo tipo di affare è diventato all’interno della famiglia un vero e proprio terreno di scontro: molti gli episodi di violenza per riuscire ad accaparrarsi più denaro possibile dalle vittime. I Casamonica erano arrivati addirittura a minacciarsi per spartirsi le vittime. Il dato emerge chiaro dall’informativa finale della Squadra Mobile: “Le indagini hanno permesso di evidenziare – annottano gli investigatori – la loro principale attività illecita, l’usura”. L’inchiesta capeggiata dai pm Giovanni Musarò ed Edoardo De Santis, ha portato all’arresto di 20 persone. Per l’operazione è stata coniata la definizione di mafia orizzontale per descrivere l’organizzazione messa in piedi dai Casamonica. Tante famiglie tra loro, spesso in lite, per decidere a chi spetta la percentuale più alta tra le vittime dell’usura. Nessun capo supremo.
“Tutti gli appartenenti alla famiglia – scrive sempre la polizia – sono dediti a questo reato. Esercitano l’usura in modo autonomo ma con la collaborazione di tutti i membri per la riscossione delle somme”. E aggiunge: “lo strozzinaggio nel corso degli anni ha consentito di moltiplicare i capitali del gruppo malavitoso, prestando ingenti cifre e ricavando mensilmente (per famiglia) 10 mila euro al mese”. Per riuscire ad incastrare alcuni esponenti della famosa famiglia, le forze dell’ordine sono riuscite a convincere alcune persone, vittime di usura, a parlare. La polizia ha sequestrano inoltre un’agenda in cui venivano annotati i nomi delle persone, il giorno dell’incasso e i tassi d’interesse. Infine di fondamentale importanza è stata la testimonianza di Simona Zakova, ex moglie di Raffaele Casamonica, figlio del capofamiglia Ferruccio, oggi collaboratrice di giustizia. “Raffaele mi diceva che quanto più bassa era la somma del prestito – ha riferito la Zakova – tanto più era alto il tasso degli interessi”. “Ognuno aveva il suo portafoglio clienti, e nessuno poteva permettersi di rubare una vittima ad un altro membro della famiglia: Ognuno di loro aveva i propri usurati, e non dava conto della propria attività agli altri”. Con queste parole la Zakova ci racconta il prospetto di una mafia orizzontale, un’associazione difficile da smantellare per la capillarità sul territorio e per il numero imponente di rappresentanti.
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