Emerse le intercettazioni relative al caso di corruzione e tangenti nell’Atm di Milano: nel mirino Paolo Bellini, responsabile dell’azienda e padre di un metodo “collaudato” ormai da anni.
Nuovi sviluppi sul caso delle tangenti all’Atm di Milano. Con 13 arresti, sarebbero stati almeno 8 gli appalti truccati di forniture per le metropolitane milanesi, e in alcuni casi anche comprati da tangenti pagate o pattuite. Con le intercettazioni delle conversazioni di Paolo Bellini, da vent’anni ormai dentro la stessa Azienda trasporti dove aveva lavorato anche suo padre, è emerso un metodo ben “convalidato” che consisteva, secondo quanto dichiarato dal procuratore Francesco Greco, “nell’offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare” dell’Atm la “consulenza del pubblico ufficiale” – ovvero Bellini stesso – “sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante”.
Alle imprese sarebbe poi stata garantita la “possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all’indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm” per prevalere sulle concorrenti alle gare. Ovviamente, in cambio di simili procedure e favoritismi, a Bellini arrivavano incassi e tangenti “proporzionali al valore dell’appalto e cadenzate mensilmente“.
Le intercettazioni: falsificazioni e appalti truccati
“Devi falsificare le carte e io la coperta te la metto: se sul cavo è stampigliato FC-16 o RG-16, deve essere scartavetrato e ristampigliato R-18… ci sono le macchine apposta, lo facevamo 30 anni fa in ferrovia… Neanche vengo a fare i collaudi… messa a posto la carta e non vengo a sindacarla… e neanche Atm viene a sindacare, perché alla fine sono garante io di questo…”. Queste le parole del responsabile Paolo Bellini, emerse dalle interecettazioni relativo al caso di “tangentopoli” milanese e riportate dal Corriere della Sera.
I passeggeri della metropolitana viaggiavano ignari tutti i giorni con un’azienda che, quando non aveva un cavo del diametro richiesto, veniva suggerita – dal responsabile stesso – la falsificazione della stampigliatura, “tanto nessuno se ne sarebbe mai accorto”. “Si falsifica le carte e nessuno va a rompere le scatole… Da un punto di vista di incidente non succede niente, cioè qui il cavo non ha mai preso fuoco in 40 anni… per succedere qualcosa deve proprio succedere che ci sia un incendio… un cortocircuito… che venga giù il magistrato a prendere un pezzo di cavo… cioè se viene il magistrato prende il pezzo di cavo e lo manda a una società per l’analisi chimica tecnica e dice “ah… questo non è”… Ma per arrivare a quello deve bruciare la galleria… insomma in tanti anni non ho mai visto…”.
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E con gli appalti, il sistema non era poi così diverso: “Succederà come è successo in ‘linea 1’… perché i tempi son cambiati ma le modalità non son cambiate…”, spiegava in una conversazione Bellini, riferendosi all’appalto gemello nel 2019 per la “linea 2 verde”, vinto da Siemens nel 2020 perché unica offerente. Ma anni prima l’appalto era andato ad Alstom, con un caso di maxicorruzione: “Era il 19 dicembre 2006, aperta la busta tecnica, Alstom aveva un punto e mezzo rispetto a Siemens… Aprono la parte economica, questo succede alle 10 di sera con il vecchio direttore generale: Alstom 64 milioni e qualcosa, Siemens 12 milioni in meno… Panico… Io lavoravo per Alstom, gli avevo preparato le carte… scusate il termine, con una valigetta. A mezzanotte e qualcosa si è incontrato con il direttore generale… Alle 2 di mattina ha vinto Alstom… È andato via un milione eh…”.
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Del resto, come ulteriormente spiegato dal giudice Lorenza Pasquinelli, “dalle intercettazioni non è emersa neppure una procedura di gara pubblica, negli ultimi due anni circa, che non sia stata attinta, in misura più o meno penetrante, dall’intervento abusivo di Bellini in favore di una o più imprese interessate all’appalto“. E il più grosso appalto truccato, dal valore complessivo 127 milioni di euro, è stato proprio quello lanciato nel 2019 e poi vinto da Siemens Mobility.