Le scuole della Capitale e della città metropolitana non hanno spazi sufficienti per accogliere tutti gli studenti. Solo 115mila su circa mezzo milione di ragazzi potrà tornare in aula a settembre.
Si sta ancora per chiudere un anno scolastico tribolato dall’emergenza sanitaria, con le conseguenze che tutti conosciamo. Le scuole sono rimaste chiuse in tutta Italia e sono state fatte riaprire in via del tutto eccezionale per lasciar eseguire in aula gli esami di maturità. In ogni caso, è già partito il conto alla rovescia verso l’inizio del nuovo anno scolastico. Anche se non mancano le difficoltà pure in questo caso, considerando la condizione degli edifici e delle aule. Una delle situazioni più preoccupanti arriva da Roma, dove un numero enorme di studenti non potrà fare ritorno in classe.
La stima è davvero dura da digerire, visto che le scuole della Capitale e della città metropolitana non sono chiaramente pronte a riaccogliere tutti gli studenti. Si sarebbe potuto parlare di qualche manciata di alunni, ma la stima fatta parla di un 77% di studenti che non potrà fare ritorno in aula. In tempi normali, infatti, i 1.827 edifici scolastici di Roma e provincia – tra scuole per l’infanzia, elementari, medie e istituti superiori – hanno potuto dare spazio a circa mezzo milione di ragazzi. Tra questi, però, ben 385mila rischiano quantomeno di iniziare il prossimo anno scolastico da remoto.
Questo è quanto ha reso noto Maria Teresa Zotta, vice-sindaco della Città Metropolitana di Roma. Il vice di Virginia Raggi ha ammesso che gli edifici scolastici non sono ancora al passo con le norme anti-Covid. Se non altro per una questione di spazi, che di fatto non ci sono: “In vista di settembre con l’obbligo di rispettare le distanze di sicurezza e le misure anti-contagio per l’emergenza Covid-19, le scuole superiori della Capitale e della provincia non potranno accogliere tutti gli studenti”. La Zotta ha ammesso candidamente che gli spazi attuali “non sono sufficienti a garantire la didattica in presenza e al contempo assicurare il distanziamento sociale”.
Naturalmente, la Città Metropolitana di Roma vuole dare la precedenza al diritto allo studio “sul posto” ai ragazzi disabili. Sono circa 19mila quelli che frequentano le scuole della Capitale, e tutti potranno avere regolare accesso alle aule e agli spazi loro dedicati. Un altro problema riguarda anche il modo in cui i ragazzi raggiungeranno le scuole della Capitale. Circa il 10% di loro utilizza i mezzi pubblici, e anche in questo caso si rischia qualche defezione a causa delle norme presenti all’interno di bus, metro e tram. E anche il bando per la gestione del trasporto scolastico mostra qualche crepa.
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A parlarne è il direttore del dipartimento Servizi educativi di Roma Capitale, Luisa Massimiani. Il massimo dirigente dell’ente per il trasporto scolastico romano sa bene dove bisogna intervenire: “Per garantire il distanziamento tra i bambini si dovrà ragionare su altre regole. Se oggi il Regolamento non consente di attivare una linea di trasporto scolastico riservato se i bambini sono meno di 15, molto probabilmente dovremo acconsentirlo”. Di fatto andrebbero trovati nuovi mezzi e soprattutto nuovi conducenti. Ma il problema più grande resta per i ragazzi, che in questo momento non sanno in che modo seguiranno le lezioni del prossimo anno.