A Caltanissetta ha avuto luogo una operazione anti mafia che ha portato a 9 arresti. Sono coinvolti anche un imprenditore antiracket e un’impresa attiva nei lavori al Palazzo di Giustizia della città.
A Caltanissetta è giunta a conclusione un’inchiesta anti mafia che ha portato all’arresto di 9 persone. Tra gli indagati ci sono anche un imprenditore antiracket e un’impresa attiva nei lavori all’interno del Palazzo di Giustizia di Caltanissetta. L’ordinanza di misure restrittive in carcere e arresti domiciliari, eseguita dalla Dia, è stata emessa dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica nissena, e riguarda 9 persone. Pesanti le accuse: bancarotta fraudolenza e concorso nel reimpiego di beni di provenienza illecita. Nella cerchia dei 9 indagati spicca un imprenditore messinese. Tuttavia, non è la prima volta che l’uomo ha problemi con la legge: in passato sarebbe già stato condannato per reati di mafia. In questa occasione sono invece stati previsti gli arresti domiciliari. Poi, tra gli indagati, un’altra figura di spicco: un napoletano attivo nell’associazionismo industriale e nell’antiracket. Intanto è stato anche predisposto ed eseguito il sequestro di 3 imprese, per un valore complessivo di un milione e mezzo di euro. Le imprese erano coinvolte nei lavori di ampliamento del Palazzo di Giustizia della città.
Un’operazione che si aggiunge a quella, altrettanto importante, che ha avuto luogo ieri a Catania. La polizia ha dato avvio all’applicazione di un’ordinanza di misura cautelare in carcere relativa a 52 indagati appartenenti al clan Cappello-Bonaccorsi. L’operazione ha rappresentato l’epilogo di un’inchiesta coordinata dalla Procura Distrettuale etnea, che ha dato vita all’operazione “Camaleonte”. Un intervento dalle grandi dimensioni che ha richiesto il dispiegamento di centinaia di uomini della polizia, reparti speciali e nuclei investigativi, tutti coordinati dal Dda di Catania e dal Servizio centrale operativo. Al centro dell’attenzione una figura: Salvatore Cappello, noto per essere uno storico capomafia, già ergastolano e detenuto al 41bis. Secondo la Procura l’associazione mafiosa si occupava di “commissione di delitti contro la persona, quali gli omicidi, perpetrati al fine di mantenere i rapporti di forza sul territorio, di tutelare i membri della consorteria, nonché per espandere il proprio predominio criminale”. Poi reati contro il patrimonio e traffico di stupefacenti. Una serie di attività volte ad “acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni e di appalti pubblici e per realizzare, comunque, profitti o vantaggi ingiusti”.
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