Detenuti prendevano il reddito di cittadinanza insieme ai loro familiari, pur non avendone diritto perché in carcere: 92 denunce in Sardegna, truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Cagliari.
Nonostante fossero ancora in cella per scontare pene legate a traffico di droga, omicidio, rapina, violenza sessuale e associazione per delinquere di stampo mafioso, diversi detenuti incassavano il reddito di cittadinanza senza averne alcun diritto. Questo è quanto emerso oggi dopo una serie di controlli effettuati dalla Guardia di Finanza di Cagliari, nell’ambito delle attività finalizzate al monitoraggio e al controllo della spesa pubblica. Secondo quanto si apprende, sarebbero coinvolte in tutto 158 persone, per un totale di 548.112mila euro percepiti illegalmente.
Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, il diritto al reddito di cittadinanza decade nel momento in cui i fruitori vanno in carcere, e non può essere somministrato per tutto il tempo della custodia. Si tratta dunque di una truffa a tutti gli effetti, quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Cagliari, che spulciando le carte dei beneficiari del reddito ha rilevato come ben 158 persone abbiano indebitamente continuato a percepire il sussidio.
Le ricerche sono state fatte risalire al marzo 2019, e sono stati controllati tutti coloro che hanno scontato un periodo di carcerazione all’interno delle strutture presenti nel territorio sardo a partire dal quel periodo. Dal riscontro, sono risultate 84 posizioni irregolari nel carcere cagliaritano di Uta, e tra questi si contano 40 detenuti e 44 familiari.
“Omettendo di indicare nelle domande di richiesta del reddito di cittadinanza la condizione detentiva del membro del proprio nucleo familiare, riuscivano a far rientrare la propria posizione reddituale all’interno dei canoni previsti per la corresponsione del beneficio”, hanno spiegato le Fiamme Gialle.
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Le altre 74 irregolarità, invece, sono state accertate nelle altre carceri sarde – per la precisione a Isili (sud Sardegna), Arbus (Cagliari), Nuoro, Onanì (Nuoro), Lanusei (Ogliastra), Sassari-Bancali, Alghero, Tempio Pausania (Gallura) e Oristano. Di queste, 26 sono state direttamente riconducibili ai detenuti, mentre le altre 48 ai familiari, gli stessi che hanno falsamente prodotto o evitato di effettuare variazioni del proprio stato di famiglia all’Inps per continuare a beneficiare del sussidi.
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Tutti i soggetti individuati dall’inchiesta sono dunque stati segnalati all’Inps per il recupero del denaro incassato indebitamente, e per 92 persone è scattata anche la denuncia penale all’Autorità Giudiziaria.
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