Operazione dei carabinieri di Palermo: 10 le persone arrestate accusate a vario titolo di essere responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso.
L’operazione nominata “Teneo” coordinata dal procuratore Salvatore de Luca insieme a un pool di magistrati è un nuovo colpo nei confronti del mandamento mafioso di Palermo di San Lorenzo e Tommaso Natale. Giulio Caporrimo, uscito dal carcere nel 2019 avrebbe ripreso il controllo dei mandamenti.
L’indagine è la prosecuzione delle operazioni ‘Oscar’ (2011), ‘Apocalisse’ (2014) e ‘Talea’ (2017) che avevano incarcerato capi e gregari del mandamento capeggiato da Francesco Paolo Liga (figlio dello storico boss Salvatore Liga, detto “u Tatenuddu”), poi affiancato, a partire dalla sua scarcerazione avvenuta nell’ottobre 2015, da Giuseppe Biondino (figlio di Salvatore, l’autista di Totò Riina), rientrato in carcere nel 2018. I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno posto in esecuzione un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone, tra cui lo storico boss scarcerato Caporrimo, per associazioni a delinquere di tipo mafioso, furto aggravato e violazione delle prescrizioni imposte dalle misure preventive.
L’operazione “Teneo”
Dalle attività di Vincenzo Taormina ritenuto particolarmente vicino a Francesco Paolo Liga, si sono potute effettuare diverse ricerche. Secondo gli investigatori le speranze dl clan riponevano nella scarcerazione nel febbraio 2017 di Caporrimo e di altri affiliati, per riprendere le redini delle dinamiche mafiose. Una volta fuori dal carcere infatti, Nunzio Serio e lo stesso Caporrimo sono riusciti a tornare a capo delle attività, ridimensionando il potere di Francesco Paolo Liga, senza però esautorarlo. Oggi il boss tanto attesto, torna in carcere per la terza volta in tre anni.
Dopo l’arresto di Salvatore Riina si sarebbe riunita la ricostituita commissione di cosa nostra palermitana, con la partecipazione di Calogero lo Piccolo. Arrestato anche lui nel gennaio 2019, insieme ad altre 6 persone, le redini del clan si sono riadattate sotto altri capi di mese in mese. Nel corso delle indagini le telecamere dei carabinieri hanno potuto riprendere diversi incontri tra Caporrimo e Serio avvenuti al largo delle coste palermitane. Le microspie hanno reso l’idea anche dei costumi utilizzati tutt’oggi dalla mafia: il boss si lamentava della presenza delle moto d’acqua nei pressi di Sferracavallo. Racconta di essere intervenuto personalmente nei confronti di alcuni di loro, originari dei quartieri di Brancaccio e di Pagliarelli, i quali temendolo, si sarebbero spostati subito da Sferracavallo perché arrivato “lo zio in porto”.