Fase 2, trasporto aereo: la truffa dei voli “fantasma”

Biglietti aerei messi in vendita per voli che in realtà non esistono. Ed il biglietto si trasforma in voucher, portando però soldi alla compagnia aerea. Interviene l’Enac.

Se non è una truffa, poco ci manca. Come la chiamereste voi la vendita di un biglietto aereo per un volo che in realtà non decollerà mai? Certo, il malcapitato acquirente si ritroverà un bel voucher a disposizione, da utilizzare più in là. Ma – evidentemente – chi compra un biglietto per un determinato giorno avrebbe intenzione di partire esattamente in quel momento. Magari prenotando anche altri servizi, come alberghi e auto a noleggio. Che non raggiungerà mai, però: perchè il volo, appunto, non esiste e non è mai esistito. La compagnia aerea questo lo sa, ma il passeggero no. L’estate 2020 rischia di essere ricordata come la stagione dei voli «fantasma», in Europa e negli Usa. Migliaia di biglietti venduti a bordo di velivoli parcheggiati a terra che hanno un solo obiettivo: portare soldi alle casse al momento dissanguate delle compagnie aeree dopo tre mesi di fermo quasi totale dei viaggi. E l’ignaro viaggiatore? Avrà un bel voucher, appunto, da utilizzare chissà quando, poi. Un bilancio ufficiale di questa modalità utilizzata dalle compagnie aeree non esiste,ma qualche numero possiamo proporlo: a fine maggio i posti messi in vendita sui voli in Europa nella settimana 15-21 giugno erano 17,8 milioni, quelli reali sono stati invece 3,9 milioni. Tutti gli altri? Mai esistiti, anche se sono stati in buona parte venduti. Ufficialmente la causa è l’emergenza sanitaria che tra ondate epidemiologiche e restrizioni tra Paesi rende impossibile il volo.

LEGGI ANCHE -> Ucciso dai genitori perché piangeva: Gabriel ha lottato disperatamente per liberarsi

LEGGI ANCHE -> Tetto al contante a 2mila eruro dal 1° luglio, Salvini: “E’ sovietico”

Perchè le compagnie aeree applicano questa politica? Il primo motivo è tecnico: i biglietti sono stati messi in vendita parecchi mesi addietro: non togliergli aiuta a capire in che direzione va il mercato del “post Covid”, oltre a garantire un flusso di denaro in entrata. Poi c’è anche la spiegazione più “operativa”: gli aerei restano semivuoti, e non decollano. E comunque – a sentire i responsabili delle compagnie aeree, non è che in cambio non venga dato nulla: c’è il voucher, che è qualcosa. Ma un problema c’è, evidentemente, ed è anche grosso. Talmente grosso da spingere l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) ad intervenire. Nella giornata di venerdì ha avvisato le compagnie aeree che operano in Italia. Ieri ha addirittura comunicato di aver avviato «alcune istruttorie per l’erogazione di sanzioni» nei confronti di quelle «che non applicano il regolamento europeo» che prevede — in caso di cancellazioni e mancata informativa — la riprotezione, il rimborso («non il voucher») e la compensazione («ove dovuta»). Secondo l’Enac  i voli non possono saltare a causa del coronavirus perché «dal 3 giugno sono state rimosse le restrizioni alla circolazione delle persone» in Italia, nell’area Schengen, nel Regno Unito. E quindi la cancellazione dei voli è una scelta commerciale e di natura imprenditoriale: niente di più, niente di meno.  In Italia – come comunicano alcuni media – Alitalia ed EasyJet hanno iniziato ad offrire i rimborsi dei biglietti, oltre alla riprotezione su un altro volo  oppure al voucher. Per quel che riguarda l’estero, in molti casi ancora le compagnie fanno quel che vogliono, e cioè annullano voli e offrono voucher. Sarebbe necessario – in Europa – un intervento dell’Ue a regolarizzare e standardizzare le norme. Nel frattempo, è il caos.

Gestione cookie