L’ex boss della mala del Brenta, Felice Maniero, è stato trasferito a Firenze per le sue critiche sulla gestione Covid. Scrive: “Hanno voluto punirmi”
L’ex boss del Brenta, Felice Maniero, è stato condannato il 4 giugno a quattro anni di carcere per aver maltratto fisicamente e psicologicamente la compagna Marta Bisello, per intralcio alla giustizia e per aver tentato di far pressioni sui figli affinché facessero ritrattare la madre. Oggi Maniero è stato trasferito dal carcere di Voghera, a Pavia, a quello di Firenze.
Il trasferimento è stato confermato dall’avvocato Luca Brioli. L’ex boss in una lettera dichiara di essere stato fatto uscire dalla cella di isolamento e fatto salire su un’auto senza che qualcuno gli spiegasse la situazione. Scrive “un maltrattamento così anomalo, fuorilegge, non è mai capitato e mai sentito da altri” è l’ipotesi dell’uomo alle critiche fatte sulla gestione dell’emergenza Covid nel carcere di Voghera da parte sua uscite sui giornali. Non mancano critiche nei confronti dei vertici con l’aggiunta di minacce di ritorsioni nei confronti degli agenti affinché non portassero le mascherine “per evitare caos e tensioni tra i detenuti in piena emergenza Coronavirus”. Aggiunge successivamente “Per ora c’è stato il primo detenuto in Italia deceduto prematuramente a Voghera con dolori atroci. Mi auguro che non stiano insabbiando tutto. Sarebbe veramente troppo”.
La condanna
L’uomo è stato condannato il 4 giugno 2020 a 4 anni di reclusione ma si trovava già in carcere dall’ottobre scorso dopo essere stato arrestato a Brescia. La condanna richiesta era di 6 anni e otto mesi. Ma nell’ultimo processo non erano presenti l’accusato, che non si era collegato “per motivi di salute” e l’accusatrice, la moglie Marta.