Cosimo Maria Ferri, deputato di Italia Viva, è il terzo nome delle intercettazioni che hanno coinvolto Luca Lotti e Palamara. In un’intervista al Corriere analizza l’intera vicenda, e di Palamara dice: “Resta da vedere se e che cosa Palamara avrà voglia di ricostruire, di dire, di raccontare (…). Sa, le sue rivelazioni magari aiuterebbero sia la magistratura che la politica a procedere verso una vera separazione dei poteri”.
A parlare per il Corriere del caso Palamara è Cosimo Maria Ferri, deputato di Italia Viva. Membro del Csm fin dal 2006, è diventato leader di Magistratura indipendente. Nel 2012 ha ottenuto il record di preferenze alle elezioni dell’Anm. E’ poi divenuto sottosegretario alla Giustizia sotto i Governi Letta, Renzi, Gentiloni. E’ anche uno nomi finiti al centro delle intercettazioni, insieme a Palamara e Luca Lotti. Così, proprio lui che si era battuto per portare il caso Palamara in Parlamento, lui che si era rivolto alla Corte costituzionale per bloccare le intercettazioni nei suoi riguardi in quanto deputato, ora parla del caso Palamara. Ora è giudice in aspettativa e al centro delle attenzioni della Procura generale della Cassazione, che ha avviato nei suoi confronti l’azione disciplinare. La causa del provvedimento è rappresentata dalle trame risalenti a un anno fa per pilotare la nomina del procuratore della Capitale.
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Ora Ferri afferma: “La verità è che adesso non c’è trojan che tenga. Il pallino è in mano a lui. Resta da vedere se e che cosa Palamara avrà voglia di ricostruire, di dire, di raccontare. Francesco Cossiga, che non l’aveva in grande simpatia, lo chiamava Tonno Palamara. Se fosse vivo oggi, il presidente emerito magari avrebbe iniziato a stimarlo e a spingerlo ad andare avanti con le sue picconate… Sa, le sue rivelazioni magari aiuterebbero sia la magistratura che la politica a procedere verso una vera separazione dei poteri. Chissà se lo farà. Certo, le cose che ha iniziato a dire e i nomi che ha iniziato a fare? Non serve grandissimo fiuto per capire che non siamo neanche all’inizio“. Una dichiarazione che si iscrive in uno scenario in cui Palamara, espulso da poco dall’Associazione nazionale magistrati, sembra pronto a fare nomi. Proprio di recente ha infatti affermato: “Non sarò un capro espiatorio”. Una promessa, o piuttosto una minaccia, di rivelare i retroscena? Su questo punto Ferri ribadisce: “Palamara stesso ha chiarito che col sottoscritto c’era un rapporto di amore e odio. La parte relativa all’odio, glielo confesso, mi incuriosisce. Se parlasse e facesse i nomi, per esempio, chiarirebbe perché nel 2012 hanno mandato me, che pure ero stato il più eletto della storia dell’Anm, all’opposizione”.