Coronavirus: a fronte di due ipotesi di reato, la Procura di Reggio Emilia indaga un parroco e dirigenti della casa di carità “San Giuseppe”.
La Procura di Reggio Emilia ha disposto alcuni accertamenti su 18 salme di anziani morti a causa del coronavirus nella casa di carità “San Giuseppe” di Montecchio Emilia, nonché uno dei luoghi più colpiti della provincia reggiana. Tale notizia è stata riportata dalla stampa locale, informando anche di cinque persone iscritte nel registro degli indagati dalla pm Piera Giannusa che ha formulato due ipotesi di reato: omicidio colposo e delitto colposo contro la salute pubblica. A tal proposito, verranno effettuate le autopsie. Secondo l’accusa, il focolaio si accese a causa di un anziano che, dopo essere stato ricoverato all’ospedale Franchini di Montecchio, è stato portato alla casa della carità senza che nessuno si fosse accorto della sua positività al Covid. La magistratura vuole dunque accertare se vi possano essere eventuali responsabilità e negligenze collegabili con l’epidemia scatenatasi all’interno della struttura.
A ricevere gli avvisi di garanzia per i presunti fatti commessi dal primo febbraio all’11 aprile c’è anche il parroco di Montecchio, Don Angelo Orlandini di anni 60. A seguire il direttore della casa di carità, Fabrizio Bolondi di anni 54, la dirigente Beatrice Golinelli di anni 47, il responsabile del servizio di prevenzione e di protezione, Andrea Muzzioli di anni 51 e infine il medico Paolo Formentini di anni 68. Tuttavia, i cinque indagati si dichiarano estranei ai fatti. Eppure, sotto la lente dell’inchiesta condotta dai Nas di Parma ci sono 18 decessi certificati Covid su 23 complessivi nel periodo di riferimento delle indagini, tra i quali anche la morte del noto vescovo di Reggio Emilia, monsignor Giovanni Gibertini, la cui salma sarà disseppellita assieme alle altre per l’esame autoptico.
La “San Giuseppe” è già finita più volte sulle pagine dei giornali negli ultimi mesi, divenendo addirittura caso politico con uno scambio di accuse incrociato tra il consigliere regionale della Lega Gabriele Delmonte e il sindaco Torelli. Ad alimentare le polemiche è stato l’alto numero di decessi, tra il più alto nella provincia reggiana, così come l’elevato contagio tra i dipendenti: a metà marzo la metà dei lavoratori risultava a casa in malattia.
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