Mario Cerciello Rega aveva con sé le manette e il distintivo la sera in cui è stato ucciso, lo scorso 26 luglio nella Capitale.
“Cerciello aveva con sé le manette – ha spiegato D’Aloia in aula su domanda dell’avvocato Massimo Ferrandino, legale di parte civile della vedova, Rosa Maria Esilio – e anche il distintivo, come abbiamo ricostruito”. D’Aloia è stato ascoltato dalle parti nell’udienza della scorsa settimana al processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri, avvenuto lo scorso 26 luglio nella Capitale. Sotto processo, con le accuse di concorso in omicidio, lesioni e tentata estorsione, ci sono i due giovani americani Finegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth, che dovranno spiegare cosa accadde veramente quella notte. Durante il dibattimento sono emersi nuovi dettagli: il presunto pusher di Trastevere che avrebbe dovuto consegnare droga ai due americani a processo, “era un informatore”. Nelle dichiarazioni agli inquirenti il carabiniere, che la sera dell’omicidio Cerciello Rega non era in servizio, ha spiegato come il presunto pusher fornisse informazioni a lui, senza parlare di legami fra l’informatore e il vicebrigadiere assassinato. La vicenda a mesi di distanza presenta ancora moltissimi punti oscuri.
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I fatti risalgono allo scorso anno quando il vicebrigadiere dei carabinieri era in servizio insieme al collega Andrea Varriale, con il quale si era recato in via Pietro Cossa, a Prati, per incontrarsi con i due 19enni. Gli agenti erano in borghese e si stavano presentando all’appuntamento al posto di Sergio Brugiatelli: per arrestare i giovani rei di aver rubato gli effetti personali del suddetto. Un gesto compiuto qualche ora prima perché li aveva portati da un pusher che invece della cocaina gli aveva venduto della tachipirina. E così avevano chiamato Brugiatelli minacciandolo: se non gli avesse portato della coca e 100 euro in contanti, gli avrebbero fatto del male.
I due carabinieri si sono presentati in borghese e senza pistola. Appena hanno incrociato i due ragazzi, c’è stata una colluttazione: ed è a quel punto che Finnegan Lee Elder ha tirato fuori il coltello dalla tasca e l’ha affondato undici volte nel corpo di Cerciello, non lasciandogli scampo. Andrea Varriale ha cercato di aiutare il collega, ma non c’è stato nulla da fare, due ragazzi sono fuggiti. Poco dopo, l’arresto dei due 19enni, attualmente detenuti nel carcere di Regina Coeli. Ora emergono nuove rivelazioni durante il processo che servirà a stabilire una pena per i due imputati.
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