Dopo circa tre mesi di lockdown, resi necessari dall’emergenza coronavirus, il mese di maggio ha registrato un sensibile aumento dei prezzi su diverse tipologie di prodotti e nelle varie città italiane. Anche in Europa, però, la pandemia ha fatto lievitare i listini in diversi settori.
L’Eurostat e l’Unione nazionale consumatori hanno offerto un resoconto delle conseguenze che l’emergenza coronavirus ha provocato nel mercato italiano ed europeo, segnalando i rincari che colpiscono settori come quello del cibo o dell’abbigliamento. In particolare, in Italia è il mese di maggio che ha visto il rialzo maggiore dei listini prezzi nei negozi, sopratutto per quanto riguarda i prodotti alimentari – con aumento del 6,4% a Caltanissetta, del +5,1% a Trieste e del +4,7% a Avellino e Trapani.
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Su scala regionale, invece, sempre secondo quando mostrato dal report dell’Unione nazionale dei consumatori sarebbe la Basilicata a detenere il titolo di Regione più cara (con un aumento dei prezzi dei +3,9%), mentre a seguire sarebbero Umbria, Lazio e Calabria (con aumento del +3,4% per tutte) a posizionarsi sul secondo gradino della classifica. Al terzo posto, invece, si trovano sia la Campania che la Sicilia (con un +3,3% per entrambe).
In buona sostanza, sebbene sia proprio il cibo l’unico bene che durante il lockdown non ha subito particolare crisi, le conseguenze della pandemia sul settore alimentare hanno comunque portato a pesanti rincari, pari al +2,6% generale. Si parla inoltre anche di una maggior spesa annua, pari a 145 euro per una famiglia media, a 195 per una coppia con 2 figli, a 175 per una coppia con 1 figlio, e a 95 per un pensionato con più di 65 anni.
Se si getta lo sguardo al di là dei nostri confini nazionali, tuttavia, è possibile osservare un andamento simile anche in altri Paesi europei. Secondo quanto si apprende, infatti, dalle ultime rilevazioni dell’Eurostat è emerso che sarebbe proprio la Danimarca ad essere la nazione più cara d’Europa, mentre a detenere quello di nazione più vantaggiosa sarebbe la Bulgaria – insieme alla Romania.
L’ufficio statistico dell’Unione europea ha analizzato i livelli dei prezzi dei 27 paesi membri, stilando poi una classifica di quelli più e meno cari suddividendoli per sei tipologie di prodotti e servizi. I prezzi e le statistiche si riferiscono, in verità, all’andamento dello scorso anno, ma quanto stilato dall’Eurostat è comunque utile per ottenere un quadro generale che è ancora attuale.
La Danimarca, dunque, è risultata come la nazione più cara d’Europa (con indice pari al 141%), sfoggiando nei negozi prezzi di listino superiori di tre volte a quelli della Bulgaria (53%) – il paese più economico. In particolare, i rincari sono stati segnalati nel settore della telefonia, computer e tecnologia, con un andamento al rialzo che è riscontrabile però anche a Parigi. Per quanto riguarda gli alcolici, invece, le città più care sono Dublino, Helsinki e Stoccolma. Il nostro Paese, sebbene i suddetti rincari del settore alimentari, si posiziona in realtà al centro della classifica, con prezzi poco più alti della media (103%).
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Copenhagen, capitale della Danimarca, si guadagna dunque il titolo di città più cara nei settori che vanno dal cibo ai vestiti, dai trasporti ai ristoranti; mangiare fuori nella bella Venezia del Nord, ad esempio, può arrivare a costare oltre il 50% in più della media. Le capitali del risparmio, invece, sono Bucarest per il cibo, Sofia per la moda, i ristoranti e gli hotel, gli alcolici e il tabacco, Bratislava per i mezzi di trasporto e Varsavia per l’elettronica.
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