La conferma sul ruolo di Italo Pompei è arrivata da un altro carabiniere, ascoltato a settembre scorso. Il verbale sulla sua audizione è stato consegnato nella giornata di ieri.
Si arricchisce di un nuovo particolare la vicenda relativa alla morte di Mario Cerciello. Il carabiniere è morto ormai quasi un anno fa, lo scorso 26 luglio, nel corso di una drammatica colluttazione avvenuta a Roma, nel quartiere Prati. Cerciello, insieme al suo collega Andrea Varriale, si era portato sul posto per recuperare uno zaino sottratto a Sergio Brugiatelli, poche ore prima a Trastevere. Da qui è avvenuto lo scontro con Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale-Hjorth, due cittadini americani ai quali il pusher Italo Pompei stava vendendo una dose di droga.
In queste ore, come detto, si è scoperto un particolare che potrebbe risultare decisivo per il prosieguo delle indagini. Italo Pompei, infatti, sarebbe stato un informatore delle forze dell’ordine proprio nel periodo in cui ha perso la vita Mario Cerciello. A renderlo noto sarebbe stato un altro carabiniere, che è stato interrogato a settembre dell’anno scorso per sommarie informazioni dalla Procura della Capitale. Il verbale che contiene la deposizione del militare dell’Arma è stato depositato solo nelle scorse ore nel processo che si sta svolgendo a porte chiuse.
Questo verbale, in cui si è svelato che il presunto omicida del vice-brigadiere era un informatore delle forze dell’ordine, non era del tutto sconosciuto. Il colonnello Lorenzo D’Aloia, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri, ne aveva già parlato nei giorni scorsi. Tra le altre cose, D’Aloia era stato sentito dagli inquirenti nelle udienze precedenti durante il processo per l’uccisione del carabiniere. Ora, il documento che contiene la deposizione del collega di Mario Cerciello è stato messo a disposizione delle parti in causa per essere analizzato.
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Tra le altre cose, il carabiniere che ha svelato questa informazione è anche quello al quale Italo Pompei rendeva note notizie e informazioni. Tuttavia, dalle indagini che sono state effettuate, non c’erano rapporti o legami tra il pusher e Mario Cerciello. Ora resta da capire come il vice-brigadiere sia arrivato proprio a Pompei e soprattutto ai due cittadini americani, che si sono in seguito macchiati del suo omicidio. Il prosieguo delle udienze e del processo per la morte di Cerciello potranno portare alla luce nuovi elementi per rispondere a questi interrogativi, ancora irrisolti.
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