L’Organizzazione Mondiale della Sanità cambia tutto: non sarà più richiesto il doppio tampone negativo per certificare la guarigione da Covid 19.
Niente più doppio tampone negativo: per certificare di essere guariti dall’infezione da coronavirus saranno sufficienti tre giorni senza sintomi. Cambiano radicalmente le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la gestione del rilascio dall’isolamento di pazienti Covid-19. L’Oms, nelle nuove linee guida provvisorie da poco pubblicate, ha scelto di non raccomandare più il doppio tampone negativo per certificare la guarigione e far uscire i pazienti dall’isolamento: bastano soltanto tre giorni senza sintomi. Quindi, di fatto indipendentemente dalla gravità dell’infezione, non sarebbe più richiesto il doppio tampone negativo per certificare la fine della malattia. Una decisione che stupisce, quantomeno. E’ vero che il livello di emergenza rispetto al coronavirus è diminuito, ma non in tutto il mondo. In paesi come gli Stati Uniti o il Brasile la pericolosità del virus è ancora elevata. I nuovi criteri richiesti per porre fine all’isolamento, in ogni caso, sono: per i pazienti sintomatici, 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni senza sintomi (incluso senza febbre e senza sintomi respiratori). Per i pazienti asintomatici: 10 giorni dopo il tampone positivo. Ad esempio, se un paziente ha avuto sintomi per due giorni, la fine dell’isolamento arriverà dopo 13 giorni dalla data di insorgenza dei sintomi; per un paziente con sintomi per 14 giorni, il paziente può essere rilasciato dall’isolamento dopo 17 giorni dall’insorgenza dei sintomi; per un paziente con sintomi per 30 giorni, il paziente può essere rilasciato 33 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi.
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La modifica è stata decisa in base alle evidenze che dimostrano che il virus attivo, in grado di replicarsi e di infettare, non risulta presente, se non eccezionalmente, nei campioni respiratori del paziente dopo 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi, e in particolare nei casi di infezione lieve, contestualmente alla formazione di anticorpi neutralizzanti. Appare quindi come un procedimento sicuro quello di liberare il paziente dall’isolamento sulla base di criteri clinici piuttosto che sulla ripetizione dell’esame del tampone, che può continuare a rilevare tracce non vitali di RNA – che non è pericoloso – per molte settimane. L’obiettivo sarebbe quello di evitare lunghi periodi di isolamento per persone senza sintomi e che ormai non rappresentano un pericolo: in questo modo si potrebbero aumentare le risorse per i nuovi tamponi, quelli destinati ai sintomatici: «Il tema dell’isolamento di persone che magari si sono ammalate 1-2 mesi fa e non si sono ancora negativizzate è molto importante» spiega l’epidemiologo Luigi Lopalco. «Sono moltissime le persone prigioniere in casa per settimane che non manifestano sintomi e capitano anche casi di tamponi positivi dopo due tamponi negativi. Questi esami li stiamo inviando a laboratori specializzati per capire se si tratta di un residuo di Rna non vitale o se il virus cresce in coltura e quindi potrebbe essere ancora contagioso. I Cdc americani hanno recepito le nuove linee guida dell’Oms, vediamo che cosa deciderà l’Italia».
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