Dopo il Summit di oggi, è previsto un nuovo Consiglio europeo per metà luglio: un incontro in cui i leader a Bruxelles cercheranno di definire la struttura, il valore e le modalità del Recovery Fund. Intanto nella videoconferenza dell’ultimo vertice europeo con i capi di Stato e di Governo dei paesi Ue, ci si ripromette di raggiungere un accordo entro la pausa estiva. Anche perché, specifica la Merkel, i soldi del Recovery Fund arriveranno non prima del 2021.
Diverse le posizioni evidenziate nel Summit di oggi, così come sono diversi gli interessi. E allora, tirando le somme, sembrerebbe che l’incontro di oggi sia stato una sorta di prova generale, un consiglio preliminare prima di passare alla vera e propria strutturazione del Recovery Fund, prevista per metà luglio. Infatti, come ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: oggi ci sarebbe stata la possibilità di “consultarci su queste proposte, e ora passiamo a un’altra fase: ora andiamo a negoziare e apprezzo la prontezza d’impegno”. Sul da farsi, e sull’urgenza di dare il via ai veri lavori, concorda anche Michel: “Sono pienamente impegnato a iniziare immediatamente i negoziati con gli Stati membri e abbiamo l’intenzione di avere un Consiglio europeo attorno alla metà di luglio. Prima di questo Summit metterò sul tavolo delle proposte concrete per provare a prendere una decisione. Siamo consapevoli che è essenziale prendere una decisione il prima possibile”.
Insomma, il primo Summit si conclude almeno con una certezza: esiste “un consenso emergente”, ma bisogna ancora lavorare sul da farsi. Anche la von der Leyen sottolinea: tra i Paesi membri restano divergenze sulle modalità di attuazione del programma. Le frizioni riguardano soprattutto “l’equilibrio tra sovvenzioni e prestiti” e la distribuzione delle risorse. Ma poi rassicura: la possibilità di raggiungere un compromesso è concreta, la difficoltà starà nel discostarsi il meno possibile dal progetto iniziale. Poi ribadisce: “I leader si sono trovati d’accordo sulla necessità di un piano che includa solidarietà, investimenti e riforme, e che dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per trovare un accordo prima della pausa estiva”.
Il tentativo di trovare un accordo sembra agitare tutti, quindi, soprattutto le istituzioni europee, Germania, Francia e Italia. Anche perché i soldi si faranno attendere anche nella migliore delle ipotesi. E’ dunque impossibile indugiare ancora. Come ha ribadito Angela Merkel, infatti, i soldi previsti per il Recovery Fund dovranno “fluire rapidamente” verso i Paesi più colpiti. Ma, nonostante la rapidità, bisognerà aspettare. Secondo le previsioni del Governo tedesco è difficile che l’Italia riceva la maggior parte dei fondi entro la fine del 2020. Anzi, “sarà possibile al più presto all’inizio del 2021“. Queste tempistiche dipenderebbero, come sottolinea Merkel, da questioni giuridiche, per cui “non è possibile versare prima il denaro”. I Parlamenti nazionali, infatti, dovranno ratificare le deliberazioni prese dall’Ue. A questo vanno aggiunti i ritardi dovuti ai disaccordi emersi nel Summit. Poi bisognerà gestire l’aspetto burocratico della faccenda, per vedere “se si sia in grado di agire nel modo più rapido possibile”, anche e soprattutto per incrementare gli sforzi nella digitalizzazione e nella “difesa del clima”, due dei principali focus al centro dei tavoli.
A mettere fretta è anche la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Lagarde sottolinea le grosse perdite finanziarie nel caso in cui l’Ue non dovesse riuscire a trovare un accordo a breve. Secondo Lagarde, infatti, l’attuale apparente tranquillità dei mercati è dovuta semplicemente alle misure emergenziali messe in atto da Governi e Ue per tamponare gli effetti della crisi. Ma si tratta di una calma precaria, legata a un filo, e “l’umore potrebbe cambiare di nuovo” qualora il Consiglio europeo non raggiungesse l’intesa sul pacchetto da 750 miliardi. Per questa serie di motivazioni, e anche per il fatto che i soldi probabilmente non arriveranno prima dell’inizio del 2021, anche Conte cerca di accorciare i tempi. E ribadisce: “Terminato il Consiglio europeo. L’Ue ha fatto un altro passo avanti. Siamo tutti consapevoli della posta in gioco. Dobbiamo raggiungere un accordo a luglio”. Resta ottimista Enzo Amendola, ministro per gli Affari europei: “Ora lavoriamo in vista del Consiglio europeo di luglio, che sarà decisivo. Siamo sempre più vicini alla meta, per questo serve approvare il Qfp e il piano Next Generation Ue il prima possibile e far ripartire l’economia”.
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